Politica
Marco Travaglio contro Fontana, il governatore umarell
neXtQuotidiano 24/03/2020
Oggi il direttore del Fatto ricorda le tante parti in commedia recitate dal governatore della Lombardia Attilio Fontana, partendo dall’ordinanza pubblicata a pochi minuti dal discorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla stretta al lockdown per il Coronavirus SARS-COV-2 e per COVID-19
Oggi sul Fatto Marco Travaglio ricorda le tante parti in commedia recitate dal governatore della Lombardia Attilio Fontana, partendo dall’ordinanza pubblicata a pochi minuti dal discorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla stretta al lockdown per il Coronavirus SARS-COV-2 e per COVID-19:
Dopo aver detto tutto e il contrario di tutto, a rimorchio del presunto leader nazionale, sabato sera Fontana ha partorito un’ordinanza che doveva “chiudere tutto”. Ma in realtà, ancora una volta, non chiude quasi nulla: non per esempio le fabbriche, che a parole (sui media, ma mai con atti ufficiali) lo sgovernatore pretendeva fossero chiuse dal governo (pur avendo tutti i poteri per chiuderle lui) perché non voleva contrariare Confindustria. In compenso chiudeva gli studi professionali, compresi quelli legali,che un avvocato come lui dovrebbe sapere di non poter chiudere: la giustizia non è stata ancora abolita e i processi più urgenti (per direttissima e con imputati detenuti, anche peri divieti di passeggiatae corsetta da lui introdotti) si continuano a fare.
E, siccome non è stata ancora abolita neppure la Costituzione, chi viene arrestato o processato in Lombardia necessita di un difensore: ma dove lo trova se tutti gli studi legali della Lombardia sono chiusi? Va a cercarselo in Puglia, sperando che li il governatore sia un po’ più lucido del suo? Nessuno lo sa perché nessuno lo dice, ma lo scaricabarile di Fontana & C. ha creato il grosso del casino di sabato. Siccome Fontana fingeva di chiedere ciò che non chiedeva, l’odiato governo di Roma ha dovuto provvedere, previa trattativa Skype fra premier, ministri, Confindustria e sindacati su quali filiere produttive chiudere e quali tener aperte.
Poi Conte ha dovuto informare i 20 presidenti di Regione, ciascuno con le sue pretese confliggenti con quelle degli altri 19. Così l’appuntamento fra lui e Fontana, in videoconferenza, fissato per le 19.30, è slittato alle 20.15. Ma cinque minuti prima, alle 20.10, il governatore umarell se n’è uscito con la sua ordinanziella Chiudo-Non chiudo senz’avvertire nessuno. E in aperto contrasto con le regole del decreto che lui sapeva essere in arrivo da Roma per tutta Italia (Lombardia inclusa). Come se fosse il dittatore dello Stato libero di Bananas. E ora, dopo avere scatenato questo casino, Fontana fa pure l’offeso sui giornali amici (tutti) perché il dpcm “è un po’riduttivo rispetto alle misure che avevamo predisposto noi” e “non ha il nostro consenso”. Cioè crede che il governo debba prendere ordini da un “governatore” che fra l’altro non sa neppure quali ordini impartire, visto che da giorni chiede per finta ad altri di fare ciò che potrebbe fare lui, e poi lo fa (malissimo) cinque minuti prima che il premier gli dica cos’ha deciso il governo.
E intanto continua a non far nulla per le migliaia di sintomatici con tosse e febbre, contagiosissimi per i familiari e i passanti, scaricati dalla “sanità modello” che non dice loro null’altro che “prendi un’aspirina”. Dopodiché, mentre i media raccontano di centinaia di anziani infetti che muoiono soli come cani, abbandonati nelle case, negli ospizi e nelle cliniche private (pagate da noi) dalla sanità lombarda al collasso, mente spudoratamente al Corriere : “Noi curiamo tutti e non lasceremo mai indietro nessuno” (resta da spiegare perché in Lombardia 9 morti su 10 col coronavirus non abbiano mai visto un ospedale). E ri-mente sul Bertolaso Hospital in Fiera, che “servirà a tutta l’Italia”, quando sa benissimo che i 300 posti letto si riempiranno in mezz’ora, e di pazienti lombardi. Ma, curiosamente, chi crocifigge Conte anche quando non sbaglia tace sugli errori di Fontana che ne infila almeno due al giorno. A riprova del fatto che, per quante disgrazie si abbattano sull’Italia, la peggiore resterà sempre la cosiddetta informazione.