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Coronavirus: il piano per i test sierologici

neXtQuotidiano 04/04/2020

Il problema ora è individuare il modello di test migliore. Non soltanto affidabile dal punto di vista della risposta ma che sia utilizzabile in tutte le aree del Paese, con le tecnologie presenti nei nostri laboratori e ugualmente valido per maschi e femmine

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I test sierologici, ovvero quelli finalizzati a rilevare la presenza di anticorpi nel sangue e a stabilire se un individuo, pur non essendo positivo al Coronavirus SARS-COV-2 e a COVID-19 in quel momento, ha però avuto l’infezione nelle settimane precedenti senza sviluppare sintomi o avendone di lievi, richiedono un piccolo prelievo di sangue dal dito e prevedono una risposta rapida. E proprio per questo potrebbero essere il driver delle riaperture nella fase 2, spiega oggi il Corriere della Sera:

Se è positiva, significa che una persona è immune dalla malattia e non rischia di essere nuovamente contagiata. Per quanto tempo? Non si sa, questo elemento fa parte delle incertezze della ricerca che si trova a maneggiare un agente patogeno sconosciuto fino allo scorso gennaio. Intanto questo semplice strumento di laboratorio può essere un alleato fondamentale per impostare la fase 2, quella del ritorno progressivo alle attività quotidiane.

«I test potranno anche fornire informazioni utili su quella percentuale di soggetti che hanno sviluppato anticorpi e sono da considerare strumentalmente utili per riprendere le attività in certe aree stabilendo la collaborazione con la sanità locale», ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. Si può pensare di testare inizialmente delle categorie mirate di lavoratori, primi fra tutti gli operatori sanitari. La presenza di più dipendenti immuni potrebbe ad esempio permettere a un’azienda di riprendere la produzione ridando un po’ di fiato all’economia del Paese, in drammatica sofferenza. Però sarà fondamentale la collaborazione con la sanità locale. I cittadini rientrati in ufficio dovranno essere attentamente seguiti dalle Asl.

coronavirus test del tampone

Coronavirus e test del tampone (Corriere della Sera, 23 marzo 2020)

Il problema ora è individuare il modello di test migliore. Non soltanto affidabile dal punto di vista della risposta ma che sia utilizzabile in tutte le aree del Paese, con le tecnologie presenti nei nostri laboratori e ugualmente valido per maschi e femmine. Molti i kit in fase di valutazione, poche le esperienze, a parte quella cinese. Intanto arriva anche un no ai test sierologici anche come sostituivi di quelli molecolari, col tampone. Una nuova circolare del ministero della Salute afferma che «nell’attività diagnostica dell’infezione in atto necessitano di evidenze ulteriori e non possono sostituire il test molecolare basato sull’RNA virale attraverso i tamponi».

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