La strage di ciclisti in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-19

Quattro vittime in pochi giorni, strade sempre più pericolose. Nel nuovo codice più attenzione alle due ruote ma non basta

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Quattro vittime solo negli ultimi giorni: si è compiuta l’ennesima strage di ciclisti sulle strade, statali o provinciali, sempre più pericolose per chi sceglie mezzi alternativi all’automobile. Secondo l’ultimo rapporto Aci-Istat, relativo al 2017, un morto su tre sulle strade extraurbane è un ciclista, un pedone o un motociclista. Se gli incidenti coinvolgono le auto si registrano 1,4 morti ogni cento sinistri, se invece sono coinvolte bici e moto ogni cento mezzi coinvolti i morti sono 3,8. Spiega oggi Repubblica:

Le strade più pericolose sono le statali o provinciali, in particolar modo in prossimità dei centri urbane e, considerato 1 il valore medio, il rischio di mortalità per chi va in bici è 2,18, più del doppio rispetto a chi va in auto. Tuttavia nel 2017 in Italia gli incidenti stradali mortali sono aumentati del 2,9 per cento, mentre quelli di ciclisti sono stati 254, il 7,65 in meno rispetto al 2016.

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La strage di ciclisti (La Repubblica, 19 maggio 2019)
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La strage di ciclisti (La Repubblica, 19 maggio 2019)

Le associazioni propongono modifiche al codice della strada per salvaguardare i ciclisti:

La prima, suggerita dalle associazioni è l’istituzione del limite di velocità a 30 chilometri orari nei tratti a rischio. «I limiti però vanno imposti — osserva Giordano Biserni, presidente dell’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale — Invece proprio su provinciali e statali non ci sono controlli sufficienti. Dal 2008 al 2018 le pattuglie, secondo i dati ricavati dai siti istituzionali, sono state 59 mila 895 in meno». Ridurre la velocità però non basta: la dinamica di molti incidenti mostra che gli automobilisti spesso non vedono i ciclisti, perché non sono abituati a condividere gli spazi con loro. E anche dove le ciclabili esistono, spesso si immettono su strade pericolose.

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