Opinioni
Stato e libertà di Informazione: quando Platone scese in campo nell’Atene del 400 a.c
di Stefano Amoroso
Pubblicato il 2018-09-13
Sempre più di frequente il potere politico prende posizioni molto dure rispetto all’informazione giornalistica e la scienza. Proprio in questi giorni in Italia è in atto una moral suasion da parte del Governo per spingere le aziende partecipate o controllate dallo Stato (Enel ed Eni in testa) a ridurre o cancellare gli investimenti sui quotidiani. […]
Sempre più di frequente il potere politico prende posizioni molto dure rispetto all’informazione giornalistica e la scienza. Proprio in questi giorni in Italia è in atto una moral suasion da parte del Governo per spingere le aziende partecipate o controllate dallo Stato (Enel ed Eni in testa) a ridurre o cancellare gli investimenti sui quotidiani. Allo stesso tempo c’è un impegno al taglio del sostegno pubblico (quale ?) all’editoria. Questo scontro non è nuovo nella democrazia, anzi, ad Atene, nel momento della fondazione della democrazia stessa, questo dibattito era molto violento. Atene nel nostro immaginario è sinonimo di democrazia. È’ il simbolo che la cultura occidentale ha elaborato per la rappresentazione della vittoria della democrazia sulla tirannide. Una vittoria non definitiva, in cui l’equilibrio rimane comunque precario e le libertà civili vanno sempre e comunque conquistate, generazione dopo generazione. Basti pensare al 900 quando la tirannide incarnata nei totalitarismi ha rialzato la testa contro la democrazia.
È da questi mondi che ereditiamo il modo di fare politica e la nostra idea di patto sociale, risultato della dialettica fra le libertà e le costrizioni dell’individuo all’interno di una comunità. Una continua dialettica fra episteme (la ragione) e doxa (l’opinione), fra la legge individuale e quella della città. Le tragedie e le commedie classiche (Eschilo, Euripide, Sofocle, Aristofane) hanno sondato questo conflitto in ogni sua sfaccettatura. La filosofia ha portato poi questa riflessione ad un livello più alto. E lo ha fatto partendo dal linguaggio e dal discorso presentato ai cittadini: il logos e la retorica. Nella Repubblica Platone ci insegna come l’equilibrio democratico sia possibile e di come questo equilibrio sia fatto di compromessi, di cadute, di pericoli e di una perfezione mai compiuta a cui si può solo aspirare. I sofisti ne sono il principale pericolo, perché abili utilizzatori della retorica per sedurre e confondere le opinioni dei cittadini. Costoro, secondo Platone, pongono le basi per la “teatrocrazia” (il potere della finzione) che si basa sull’opinione, in cui la democrazia si sfalda nella sua finzione. E la ragione è derubricata a noia (sfiga, diremmo oggi). Così il tiranno può emergere, ergendosi a difensore del popolo. In fin dei conti ragionare stanca e per molti è più semplice affidarsi a chi si propone di ragionare al proprio posto.
Contro il potere della finzione e della seduzione della mala retorica – avvertiva nei suoi Dialoghi il fondatore dell’Accademia, allievo di Socrate e maestro di Aristotele – nulla si può contrapporre, se non la ragione e il discorso giusto. Cioè la parola (il logos) capace di svelare le menzogne e dispiegare la verità. Una verità capace di essere al tempo stesso guida pratica ed etica. Dal logos è emersa la scienza, quel metodo capace di disvelare una certa verità sul mondo. Una verità sempre in evoluzione, che si perfeziona all’aumentare della conoscenza, perché all’origine c’è un metodo basato su prove e sulla loro riproducibilità. Un metodo capace di progredire sui propri errori, che vede nel confronto la ratio della sua falsificabilità. Dal metodo scientifico è emerso quanto oggi noi sappiamo del mondo e tutte le tecnologie che oggi utilizziamo. Questo metodo poco si addice a chi predilige parlare, senza il supporto della conoscenza e delle competenze specifiche per ragionare di un argomento con tutti i riferimenti esposti in modo puntuale e verificabile. E poco si addice a mezzi di comunicazione che si affidano più all’immagine che alla parola. Così come nell’Atene del 400 a.c. scienza e buona informazione sono i cardini della democrazia. Oggi come allora i sofisti sono chiamati a sedurre e a spegnere la voce della ragione e della scienza.
(foto di copertina da qui)