Il governo porta la spesa per l’università dallo 0.16% del Pil allo 0.16% del Pil. Contenti? 

di Fabio Sabatini

Pubblicato il 2018-12-07

I 5 stelle annunciano trionfalmente in un tweet: “Nella Manovra Del Popolo ci sono 40 milioni di euro destinati alle Università italiane, 10 milioni di euro in più per le borse di studio e altri 10 per la ricerca. Altro che tagli: con noi al Governo lo Stato torna a fare lo Stato! Investiamo sui …

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I 5 stelle annunciano trionfalmente in un tweet: “Nella Manovra Del Popolo ci sono 40 milioni di euro destinati alle Università italiane, 10 milioni di euro in più per le borse di studio e altri 10 per la ricerca. Altro che tagli: con noi al Governo lo Stato torna a fare lo Stato! Investiamo sui giovani! Fatelo sapere a tutti, perché i giornali non ne parlano!” Evidentemente non hanno la più pallida idea dell’ordine di grandezza dei problemi – né di cosa siano l’università e la ricerca.

università esami

Per dare un’idea, il fondo annuale per il finanziamento ordinario delle università è di quasi 7 miliardi e mezzo. Dunque 40 milioni sono briciole. Per la precisione lo 0,57%. Questa misura porta la spesa per l’università dallo 0.16% del Pil allo 0.16% del Pil. Contenti? I “10 milioni per la ricerca” poi sono una presa per i fondelli ancora più sfacciata. Sempre per dare un’idea, solo nel 2018 lo European Research Council ha assegnato 291 grant individuali di 2 milioni di euro a professori a metà carriera, di cui 35 italiani (tra i quali solo 15 afferenti a università italiane) e 118 grant di 1,5 milioni di euro a giovani ricercatori, di cui 42 italiani (tra i quali solo 15 afferenti a università italiane).

Un pugno di nostri ricercatori ha ottenuto con le sue sole forze (vincendo bandi competitivi) finanziamenti europei per le proprie ricerche circa 13 volte superiori a quanto il governo del popolo si vanta di aver stanziato per le ricerche dei più di 50mila ricercatori e professori italiani (più i dipendenti degli enti di ricerca). Un po’ come se il sindaco di una grande città si vantasse di aver aggiustato dei cessi comunali (ogni riferimento a Roma non è puramente casuale). Questo “investire sui giovani” è l’ennesima dimostrazione che ai 5 stelle dei giovani importa meno di zero. Cominciamo col triplicare il fondo di finanziamento ordinario e a ripartirlo su base quasi esclusivamente premiale (cioè in relazione alla produttività, anziché a pioggia), poi ne riparliamo.

Leggi sull’argomento: Come M5S mantiene le promesse: la Taverna e l’elemosina alle università italiane

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