Sondaggi, i voti dimezzati del MoVimento 5 Stelle

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-04

Il ritratto dei grillini restituito dai risultati delle urne e accreditato nelle rilevazioni d’opinione è quello di un partito in caduta libera, che ha dimezzato i voti in poco più di un anno. La strategia di Di Maio e Di Battista per ricostruire. E i suoi pericoli

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Il Corriere della Sera riepiloga in un’infografica l’andamento alle urne del MoVimento 5 Stelle a partire dal grande risultato conseguito alle elezioni politiche 2018, quelli alle regionali e i sondaggi con le ultime rilevazioni di IPSOS che lo danno in caduta libera. Il ritratto dei grillini restituito dai risultati delle urne e accreditato nelle rilevazioni d’opinione è quello di un partito in caduta libera, che ha dimezzato i voti in poco più di un anno e non riesce ad essere rilevante alle elezioni regionali. Tuttavia, il risultato conseguito alle elezioni del 2018 fa sì che oggi il MoVimento del Capo Politico Di Maio sia l’ago della bilancia delle maggioranze che è possibile formare in parlamento. Nell’articolo Monica Guerzoni e Alessandro Trocino raccontano di quattro senatori grillini pronti a passare con la Lega e definiscono le strategie di Di Maio e Di Battista:

Da una parte c ’è Di Maio, che fa ormai apertamente asse con Alessandro Di Battista e non nasconde l’ostilità all’esecutivo che lui stesso ha formato. Dall’altra ci sono i «governisti», che cercano riparo nella terra di confine tra il premier Conte e il Pd. Infine il consistente gruppo dei deputati a fine corsa, arrivati al secondo mandato e non più ricandidabili. Di Maio non ha mai digerito il governo con il Pd. Nella riunione che diede il via libera al Conte 2, fu tra i più ostili. La riluttanza è andata crescendo e lo ha portato a riscoprire Di Battista, con il quale era entrato in rotta di collisione e che ora non perde occasione per sostenerlo, in chat o pubblicamente.

movimento 5 stelle
I risultati del M5S alle ultime elezioni (Corriere della Sera, 4 dicembre 2019)

«Prima o poi si dovrà staccare la spina», ripete Di Maio ai suoi, con una tale insistenza da aver generato il panico tra i parlamentari. «Si chiude la legge di Bilancio e Luigi manda tutti a casa», prevede un onorevole. E una «contiana», sottovoce: «Vuole tornare con Salvini». Temono voglia davvero mettersi alla testa di un movimento rinnovato e più piccolo, libero dal Pd e dal giogo del governo e pronto a risalire nei sondaggi, tornando magari ad allearsi con la Lega. Se pure la suggestione fosse forte, sarebbe osteggiata da gran parte dei fedelissimi.

Insomma, un M5S che somigli al PSI ago della bilancia dei governi della Prima Repubblica. C’è un problema, però: siccome la destra e la sinistra non esistono (cit.), anche il voto ai grillini, a parte una piccola parte, non è d’appartenenza ma di opinione. E oggi le opinioni cambiano vorticosamente. Con una costante: quando levano la fiducia a qualcuno (Renzi, Di Maio), poi non gliela restituiscono più.

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