Sondaggi e collegi, il Natale triste del PD

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-12-24

Il crollo di sette punti percentuali in un anno nelle rilevazioni dovrebbe essere bilanciato da alcune candidature VIP nei collegi. Ma l’uninominale offre oggi soltanto sei posti sicuri in Toscana, mentre l’Emilia…

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Non sarà un Natale gioioso per il Partito Democratico, infilato tra i risultati dei sondaggi che certificano un calo nelle intenzioni di voto pari a quasi sette punti percentuali e alle prese con le candidature nei collegi uninominali tra vip da convincere a presentarsi e pronostici molto negativi anche nelle regioni rosse.

Sondaggi, il Natale triste del PD

Attualmente, racconta oggi Maria Teresa Meli sul Corriere, tutti i sondaggi danno i 5 Stelle in testa. Sia quelli commissionati a Swg dal Pd, sia l’ultimo, elaborato da Ixè per l’Huffington post, danno il partito di Renzi sotto il 23 e i grillini al 29. “Il segretario è sicuro, e lo dice spesso ai suoi collaboratori, che i pentastellati siano «sovrastimati». Ma un fondo di preoccupazione c’è. Soprattutto per il dopo elezioni”, racconta il quotidiano. Di certo l’andamento è preoccupante: la serie storica di IPSOS segnala che un anno fa, nel dicembre 2016, subito dopo aver perso il referendum il Partito Democratico era al 30%; oggi è al 23,4% ed è difficile non notare che la china è diventata pericolosa a marzo, quando, dopo aver toccato il massimo in un anno, il PD ha perso sette punti percentuali in sette mesi. Uno al mese.

PARTITO DEMOCRATICO SONDAGGI
L’andamento dei sondaggi per il Partito Democratico (Corriere della Sera, 24 dicembre 2017)

Una situazione che non fa ben sperare in vista di marzo, quando si apriranno le urne con il Rosatellum voluto e firmato proprio dal Partito Democratico. Perché il particolare meccanismo della legge, che prevede di eleggere un terzo dei parlamentari con il meccanismo della sfida nei collegi uninominali, renderà in qualche modo più dolce o più amaro il risultato in base alla scelta dei candidati che dovranno corrervi.

I collegi uninominali e i pericoli per il PD3

Per questo oggi si parla molto dei possibili vip da schierare nella gara, con il PD pronto a portare volti della società civile a supporto del partito. Si fanno i nomi di Samantha Cristoforetti, Roberto Burioni, Mauro Berruto, Antonio De Felice. Ma non solo loro, specifica oggi Tommaso Ciriaco su Repubblica:

Si vedrà, anche perché l’elenco dei “migliori” che ha in mano Renzi sconta inevitabilmente la fisiologica contrazione imposta da sondaggi per ora allarmanti. Le proiezioni parlano di poco più di duecento seggi tra Camera e Senato. Una miseria, rispetto ai quattrocento uscenti. Tra i nuovi “papabili” c’è anche Annalisa Chirico. Scrive sul “Foglio” ed è l’autrice di “Siamo tutti puttane – Contro la dittatura del politicamente corretto”.

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Due sogni, invece, sono quasi certamente destinati a restare nel cassetto del segretario Pd e dei suoi centurioni. Il primo è quello di Bebe Vio, la campionessa paralimpica e mondiale in carica di fioretto. Una personalità che Renzi adora. Un’altra sorpresa che difficilmente diventerà realtà risponde al nome di Damiano Tommasi. Luca Lotti lo stima davvero. Ma il capo dell’associazone nazionale calciatori, per adesso, pensa ad altro. Sta preparando una delicatissima scalata alla Presidenza della Federazione italiana gioco calcio.

La paura nei collegi fa 90

Il problema è che però i sogni di gloria per le candidature si vanno a scontrare con pronostici non proprio incoraggianti nei collegi. Secondo uno studio di Ixè, che La Stampa ha potuto esaminare, tra Toscana ed Emilia Romagna sono solo 6 i collegi considerati «blindati» per il Pd (dove il vantaggio sul secondo partito/coalizione è superiore al 10%): si tratta di Firenze Nord, Scandicci, Empoli, Sesto Fiorentino, Modena e Casalecchio di Reno.

Gli altri 25 seggi uninominali della Camera in queste due Regioni non sono più sicuri: neppure quelli di Bologna, dove ai tempi dell’Ulivo Romano Prodi sfiorava il 70% e dove venivano spediti i leader dei cespugli alleati con la certezza di portarli in Parlamento. Ora anche il capoluogo emiliano si trova in quella terra di mezzo dove il Pd ha un vantaggio inferiore al 10%, talvolta anche di pochi punti percentuali.
Collegi «probabili» e addirittura «incerti» spuntano come funghi là dove una volta era tutto rosso. Colpa del tripolarismo, ma anche di un Pd che, compresi i piccoli alleati, «oscilla tra il 25 e il 26% a livello nazionale», spiega il presidente di Ixè Roberto Weber. Nella migliore delle ipotesi, cioè la conquista anche dei seggi incerti, i dem otterrebbero 10 seggi in Toscana, 13 in Emilia e 1 in Umbria. «Si tratta di un ribaltamento anche rispetto al 2013», spiega Weber.

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Sondaggi, l’effetto Rosatellum sui risultati possibili (Corriere della Sera, 20 dicembre 2017)

E c’è di più. In tutto il Nord e in tutto il Meridione, secondo i pronostici di Ixé, i Dem non vincerebbero oggi in nessuno dei collegi. Lasciando la rappresentanza rispettivamente al centrodestra e al MoVimento 5 Stelle, pronti a fare incetta di posti nelle due zone del paese. E lasciando il PD il ruolo di una Lega di Centro nelle regioni un tempo tradizionalmente rosse e oggi difficili da definire tali.

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