Solinas e l’ideona della compagnia aerea sarda: perché non funzionerà

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-20

Nel 2011 l’allora assessore regionale ai trasporti Christian Solinas varava la Saremar, la compagnia di navigazione 100% della Regione Sardegna che fallì dopo due anni. Oggi ci riprova con la compagnia aerea dei Quattro Mori, riuscirà a farle fare la stessa fine?

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Come far uscire la Sardegna dall’isolamento e al tempo stesso salvare Air Italy? Il Presidente della Sardegna Christian Solinas ha avuto un’idea geniale: comprare il 51% di Air Italy e salvare così capra e cavoli. Lo ha detto ieri durante un forum promosso da Il Sole 24 Ore Radiocor: «Il 51%, nel breve termine può anche essere oggetto della partecipazione della società finanziaria regionale [la SFIRS NdR] con l’idea di dare l’abbrivio a un piano industriale lungimirante, che possa favorire una ripartenza con la partecipazione della Regione».

Quando Solinas varava la Saremar e la Sardegna aveva la sua compagnia di traghetti

È tutto molto bello, ma è davvero fattibile? Ci sono due elementi fondamentali da considerare il primo è che il 51% delle quote della ex Meridiana non è sufficiente a far volare Air Italy perché il restante 49% è di proprietà di Qatar Airways (assieme ad Alisarda dell’Aga Khan). E proprio la società emiratina ha deciso di lasciar scivolare verso la liquidazione la compagnia aerea mentre si impegna maggiormente su IAG, la società che controlla British Airways. Il secondo è che la finanziaria della Regione Sardegna opera anche grazie (ma non solo) ad una serie fondi stanziati dall’Ente, il che significa che dal momento che la Giunta Solinas sta operando in regime di bilancio provvisorio non può – al momento – aumentarne la dotazione. E non è chiaro se i soldi che ci sono – che vengono in ogni caso impegnati per altri progetti – siano sufficienti.

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C’è poi un precedente importante, quello della Regione Sardegna che si fa società armatrice. Era il 2011, il Presidente della regione era Ugo Cappellacci e l’assessore regionale ai trasporti che rispondeva al nome di Christian Solinas dichiarava esultante: «Abbiamo liberato i sardi e la Sardegna dal giogo armatoriale, che voleva mettere in ginocchio il sistema economico della nostra terra». E ancora «con la flotta sarda il nostro popolo ricomincia a scrivere la propria storia dopo oltraggi subiti per anni». Padroni a casa nostra, come dicono dalle parti di Veneto e Lombardia fin dai tempi in cui si sognava la secessione. Era la nascita della Saremar (acronimo di Sardegna Regionale Marittima) che da controllata dello Stato diventava compagnia “di bandiera” della Sardegna. Un’operazione fortemente voluta dal centrodestra per “spezzare il giogo armatoriale” delle compagnie private che portava la regione a detenere il 100% della compagnia di navigazione.

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L’assessore Todde con il Presidente Solinas al raduno di Pontida

Come è andata a finire è storia: perché la Saremar non c’è più. Nel 2014 la Commissione Europea boccia il piano bollandolo come aiuti di Stato. La Saremar è costretta a restituire 10,8 milioni di euro di soldi pubblici (cioè dei cittadini). Che però non ha e quindi dichiara fallimento e sospende il servizio di navigazione. Nel 2017 la Corte dei Conti stronca definitivamente l’impresa marinara della Saremar scrivendo che non solo si era messa in contrasto con le regole comunitarie ma anche che la scelta «non è risultata fondata su una realistica analisi di mercato delle comunicazioni marittime e delle sue dinamiche» addirittura causando la fine di Saremar, che fino al 2011 produceva utili e non aveva particolari problemi. Ciliegina sulla torta: nel 2018 la Saremar ha fatto causa alla Regione per 13,4 milioni di euro.

Da Air Sardinia dell’assessore Todde alla sottoscrizione popolare che piace all’asssessora Murgia

L’impresa di Solinas non parte quindi sotto i migliori auspici. E per la verità non si tratta nemmeno di un’idea nuovissima visto che già a dicembre scorso gli assessori regionali all’Industria e ai Trasporti, Alessandra Zedda e Giorgio Todde avevano iniziato a parlare di una fantomatica Air Sardinia. All’epoca, va tenuto a mente, Air Italy non era ancora in liquidazione quindi la proposta di creare una compagnia aerea regionale era direttamente concorrenziale alla presenza di Air Italy e Alitalia.

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L’assessore ai trasporti Giorgio Todde

Il tutto mentre ancora si stava giocando la partita della continuità territoriale al punto che il segretario della Cgil trasporti, Arnaldo Boeddu ebbe a dire che «questo è il modo migliore per far fuggire Alitalia e Air Italy dal prossimo bando per la continuità territoriale».Perché parlare di un’inesistente Air Sardinia quando si poteva ad esempio proporre già a dicembre un ingresso in Air Italy? Evidentemente certi annunci sono a costo zero, soprattutto quando non si riesce a far approvare il bilancio in tempo. Difficilmente una flotta aerea sarda potrebbe cambiare le cose. William Zonca della UIL trasporti era stato molto chiaro: «dubitiamo fortemente che una flotta sarda possa praticare le economie di scala praticate dalle grosse compagnie aeree e dunque è quasi matematico che i costi di gestione, e pertanto anche i prezzi, sarebbero maggiori».

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Ma all’idea della compagnia aerea “dei sardi” c’è chi ci crede. Sono gli oltre settantamila membri del gruppo Facebook Ora la compagnia aerea ce la facciamo noi! nato con lo scopo di raccogliere un numero sufficiente di adesioni per raccogliere un numero di quote individuali e selezionare un gruppo dirigente cui affidare il compito «di portare i figli della Sardegna a cibarsi del mondo e i figli del mondo a nutrirsi della nostra cultura» al grido di isolani si, isolati mai!

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Naturalmente è molto difficile che una sottoscrizione popolare possa rilevare – e soprattutto operare – una compagnia aerea. Ma c’è chi ci crede davvero. Ad esempio l’assessora regionale all’Agricoltura della giunta Solinas Gabriella Murgia che qualche giorno fa ha scritto che «in fondo è l’unica soluzione» e che lei nel suo piccolo c’è. Ora è già abbastanza ridicolo che una che sta al governo della regione ritenga che l’unica soluzione sia che i cittadini sardi si tassino per comprarsi degli aerei per tornare in Italia quando proprio la giunta di cui fa parte non ha trovato una soluzione né per la continuità territoriale né per Air Italy. ma le cose peggiorano, perché la Murgia – che precisa di parlare a titolo personale – ha anche qualche idea sul come ripartire le quote: in base al reddito certificato.

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Ora, forse l’assessora non lo sa ma i cittadini pagano già delle “quote” in base al reddito: si chiamano tasse. I cittadini inoltre probabilmente ignorano che secondo indiscrezioni di stampa nel solo esercizio relativo al 2019 Air Italy avrebbe  accumulato perdite pari a circa 200 milioni di euro. E non è che prima le cose andassero a gonfie vele visto che nel 2018 aveva accumulato perdite per 164 milioni di euro. Questi sono i soldi che servono per risanare Air Italy (ammesso che si voglia partire dall’esistente). In Sardegna vivono poco meno di un milione e settecentomila persone (bambini compresi). Il numero totale dei contribuenti è poco sopra il milione. Fate voi i calcoli delle quote necessarie per ripianare il passivo e ricordatevi di aggiungere i soldi necessari a tenere in piedi la compagnia

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Qualcuno prova a far notare alla Murgia che lei, pur essendo privata cittadina sarda, è anche al governo della regione (perché qualcuno ce l’ha votata) e che quindi va bene essere privati cittadini e voler fare le cose “nel proprio piccolo” ma forse è il caso di passare meno tempo su Facebook e più a lavoro.

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Lei però non ci sta, risponde sdegnata, dice che non è modo di fare che è triste vedere come si provi sempre a buttarla in politica per fare propaganda. E chissà, forse è vero. Il problema però è che buttarla in politica non dovrebbe essere una brutta cosa, perché la politica è il modo con cui i cittadini scelgono di risolvere le questioni attinenti alla comunità. In Sardegna però la politica latita.

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