Nicola Borzi: il giornalista perquisito per un articolo sui conti dei servizi segreti

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-11-19

La GdF ha sequestrato hard disk e memorie informatiche: la procura di Roma indaga per violazione del segreto di Stato (!). I servizi segreti hanno appoggiato per anni i loro conti su una controllata di BPVI. Ora sono spuntati gli accrediti

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Venerdì sera la Guardia di Finanza ha sequestrato l’hard disk del computer di Nicola Borzi, giornalista del Sole 24 Ore, in un’indagine per violazione di segreto di Stato (!), e tutta la memoria informatica dei dispositivi del giornalista.

L’indagine sui conti dei servizi segreti e BPVI

Tutto ciò a causa di un articolo pubblicato il 16 novembre scorso in cui si raccontava l’“estratto conto” della Presidenza del Consiglio e dei Servizi segreti nazionali contenuto in decine di pagine di documenti “in chiaro” che provengono tutti dal gruppo Banca Popolare di Vicenza. Ovvero, spiega Nicola Borzi nel suo articolo, conti che venivano utilizzati per fare versamenti a beneficiari diversi:

Insieme a schiere di anonimi sparsi in tutta Italia, tra i beneficiari dei versamenti ci sono i nomi di contabili del ministero dell’Interno «inquadrati nel ruolo unico del contingente speciale della Presidenza del Consiglio dei ministri», personale della Protezione civile e del Dipartimento Vigili del fuoco, funzionari del Consiglio superiore della Magistratura.
Poi avvocati, dirigenti medico-ospedalieri, vertici di autorità portuali e di istituzioni musicali siciliane. Ci sono giovani autori e registi di fortunatissimi programmi di infotainment di tv nazionali private, conduttori di trasmissioni di successo sulla radio pubblica, fumettisti vicini al mondo dei centri sociali. Ma soprattutto i vertici dell’intelligence italiana, dotati di poteri di firma sui conti, e alti funzionari territoriali dei Servizi e delle forze dell’ordine: ufficiali del Carabinieri con ruoli in sedi estere, ispettori della Polizia di Stato coinvolti nel processo dell’Utri del 2001, dirigenti dell’ex centro Sisde di Palermo già noti alle cronache per vicende seguite all’arresto di Totò Riina.
C’è pure un anziano parente del “capo dei capi” di Cosa Nostra (o qualcuno con lo stesso nome). E ci sono impiegati di Banca Nuova. O, ripetiamo, loro omonimi.

Dopo la pubblicazione dell’articolo Aldo Morgigni, consigliere togato di Autonomia&Indipendenza, il gruppo che ha come leader Piercamillo Davigo, al Consiglio Superiore della Magistratura, ha annunciato la presentazione di una denuncia e la richiesta di apertura di un’inchiesta interna al CSM. “E’ un fatto molto grave”, ha detto il consigliere ipotizzando “un’attività di dossieraggio ai danni dei componenti del Csm”. L’inchiesta dovrebbe servire per far luce “sui soggetti che possono aver percepito denaro dai servizi segreti e sulle ragioni”.

La BPVI come cassaforte dei servizi segreti italiani

Anche il Mattino di Padova ha dedicato un articolo alla vicenda nei giorni scorsi, raccontando che il leak è dipeso da una falla del centro elaborazione Sec Servizi, società padovana che conserva milioni di informazioni dei clienti di versi istituti di credito italiani, fra cui Bpvi: da lì sono spuntati gli estratti conto.

I servizi segreti italiani, per molti anni, hanno appoggiato i loro conti su Banca Nuova, la controllata siciliana del Gruppo Bpvi; e lo stesso ha fatto per diversi conto Palazzo Chigi. Nulla di irregolare: ma la circostanza dà l’idea del peso “politico” della banca presieduta da Gianni Zonin.
Banca Nuova ha una raccolta intorno ai 3,5 miliardi e di questi, all’epoca, oltre 1 miliardo arrivava dai servizi di tesoreria dello Stato. I conti sarebbero stati chiusi nel 2014. Nella documentazione, ci sono quasi 1.600 transazioni per un valore di oltre 640 milioni di euro, in gran parte relativi a Aisi, e in parte minoritaria ad Aise.

nicola borzi
L’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e il comitato di redazione del Sole 24 Ore hanno espresso solidarietà a Nicola Borzi.

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