Lo scontro tra Conte e il governo sull’invio di armi di “artiglieria pesante” in Ucraina

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-04-27

Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha chiesto al premier Mario Draghi e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di riferire in Parlamento sul nuovo decreto che dispone l’aumento degli aiuti militari da inviare in Ucraina

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Un terzo decreto per alzare il livello degli aiuti militari che l’Italia manderà a Kyiv è allo studio del governo: la lista delle armi è secretata ma fonti parlamentari parlano di cingolati e altri mezzi di “artiglieria pesante”, che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha intenzione di mettere sul piatto dopo aver partecipato al vertice di Ramstein in Germania, convocato nella base militare americana e coordinato da Washington, al quale hanno preso parte oltre 40 Paesi schierati a difesa dell’Ucraina. L’obiettivo era quello di stabilire una politica comune di supporto a Volodymyr Zelensky, e le conseguenti decisioni di Palazzo Chigi vanno proprio in questa direzione.

Lo scontro tra Conte e il governo sull’invio di armi di “artiglieria pesante” in Ucraina

Un secondo decreto interministeriale è già stato firmato ed entrerà oggi in Gazzetta Ufficiale, in attesa del nuovo provvedimento che Mario Draghi ha avallato forte della risoluzione votata a maggioranza dal Parlamento che gli consente un certo margine di manovra nell’invio di armi in Ucraina. “L’Italia continuerà a fare la propria parte sulla base delle indicazioni decise dal Parlamento”, ha rassicurato Guerini. Parole che però non convincono del tutto Giuseppe Conte, che nelle ultime ore ha manifestato il malcontento del Movimento 5 Stelle. L’ex premier ha riunito il Consiglio nazionale del partito per far mettere a verbale che il Movimento “si oppone all’invio di aiuti militari che possano travalicare il diritto di legittima difesa sancito dall’articolo 51 della Carta Onu”, e ha chiesto a Draghi e Guerini di venire a riferire in Parlamento.

Palazzo Chigi determinato a rispettare gli accordi presi

I decreti interministeriali non prevedono un voto, così la strategia grillina sarebbe quella di presentare un’ulteriore mozione per chiamare le altre forze politiche ad esprimersi su quanto deliberato in Consiglio nazionale. ”Il sostegno alla resistenza ucraina era dovuto – osserva il vice-capogruppo in Senato Gianluca Ferrara – però oggi va fissato un limite”. Il presidente del Consiglio non ha però intenzione di rivedere gli impegni già assunti con le Camere, e anzi punta a un coordinamento europeo con un incontro simbolico con altri leader a Kyiv, forte di quanto riferito in Aula lo scorso 17 aprile: “Non aiutare gli ucraini equivarrebbe a dire loro: arrendetevi, accettate schiavitù e sottomissione. Il tema delle armi coinvolge scelte etiche personali”.

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