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Sara Simeoni si schiera per lo Ius soli sportivo: “Chi è nato in Italia deve gareggiare con la Nazionale”
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-08-11
Sara Simeoni, reduce dal successo del Circolo degli anelli, fa un bel salto in alto parlando del tema che in questi giorni, dopo la sbornia di medaglie olimpiche è tornato in primo piano. Lo Ius soli
Sara Simeoni, reduce dal successo del Circolo degli anelli, in un’intervista alla Stampa fa un bel salto in alto parlando del tema che in questi giorni, dopo la sbornia di medaglie olimpiche, è tornato in primo piano. Lo Ius soli. Malagò lo ha proposto per tutti quei ragazzi, come ad esempio Great Nnachi, diciassettenne campionessa di salto con l’asta e vincitrice di due titoli italiani juniores che sono arrivati solamente grazie a una deroga chiesta dalla Fidal (Federazione italiana di Atletica Leggera) e certificata dalla IAAF. Ma non può rappresentare l’Italia a livello internazionale. Il motivo? Per lo Stato non è “ancora” italiana. Sara Simeoni prende una posizione netta. A favore di Great e di tutti i giovani come lei.
Sara Simeoni si schiera per lo Ius soli sportivo: “Chi è nato in Italia deve gareggiare con la Nazionale”
La medaglia d’oro di salto in alto non ha dubbi:
Malagò parla anche di ius soli per gli sportivi. È d’accordo?
«Sì. Se un ragazzo nasce in Italia o vive in Italia deve potere gareggiare per l’Italia, beninteso se è lui che l’ha scelta. Per me è un problema che non è mai esistito, la risposta è scontata. Noi sportivi siamo abituati da sempre a gareggiare con persone di tutte le etnie».
Ma Sara Simeoni nell’intervista si lascia andare anche a un bilancio della sua esperienza televisiva, un successo indiscusso che l’ha trasformata da personaggio conosciuto per i suoi meriti sportivi a una vera e propria icona di simpatia, autoironia e professionalità. La campionessa spiega che all’inizio era scettica ma che si è molto divertita. E sopratutto il successo non se lo aspettava: ” All’inizio ero scettica perché non avevo idea di come sarebbe stata la trasmissione. Non che l’abbia mai avuta: si improvvisava a seconda delle gare del giorno. Alessandra De Stefano mi ha arruolato dicendo: vieni, ci divertiremo. Beh, aveva ragione».
Torando allo Ius soli ad oggi la legge riconosce la possibilità per i minori stranieri regolarmente residenti in Italia almeno dal compimento del decimo anno di età di essere tesserati presso le federazioni sportive con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani. Ciò però non interferisce con la problematica dell’attribuzione della cittadinanza sulla base «della nascita nel territorio dello Stato, all’infuori di ogni considerazione della cittadinanza dei genitori», cioè lo ius soli propriamente detto. Questo permette ai cittadini che nei fatti sono italiani di non poter essere inseriti nelle nazionali, per le quali serve la cittadinanza. Lo Ius soli sportivo viene criticato da quelli che vorrebbero una norma allargata a tutti i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri e non solo per chi ha meriti sportivi. E hanno ragione. Eppure l’argomento riportato in auge da Malagò è diventato il classico piede nella porta che impedisce che rimanga chiusa per chissà quanto altro tempo. Un passo avanti che magari può diventare un salto. Per tutti.