Da riempitivo a programma cult: così “Il circolo degli anelli” ha conquistato gli italiani

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2021-08-10

E ora c’è chi chiede che la trasmissione continui anche oltre le Olimpiadi

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C’è un luogo e un programma che, più di ogni altro, ha segnato e segnerà a lungo queste “Notti magiche” di Tokyo 2020.
Perché ogni sera, dopo cena, c’erano loro ad aspettarti su Rai2, a prenderti per mano e accompagnarti in una Tokyo spettrale, senza pubblico, ma con infinite storie da scovare e raccontare.
Da mero apripista delle gare serali, notte dopo notte “Il circolo degli anelli” si è trasformato nel programma simbolo delle Olimpiadi, con record multipli e ripetuti di ascolti, punte del 15% di share e hashtag lanciati alla velocità con cui Jacobs corre i 100 metri.
Più che un semplice programma televisivo, un salotto di vecchi amici in cui raccontare e raccontarsi senza mai prendersi troppo sul serio, leggero ma mai caciarone, in cui dare voce e corpo a sportivi che per quattro anni (anzi cinque) sono stati letteralmente dimenticati, in nome del dio Calcio.

Sara Simeoni
Da Rai2

Merito della grazia rarissima – e un senso dei tempi televisivi straordinario – di quella signora del giornalismo che risponde al nome di Alessandra De Stefano. Era ora che qualcuno le offrisse la grande occasione.
Merito di Iuri Chechi, della sua classe, la sua competenza, la sua ironia guascona che non ti aspetti, ma solo se non lo conosci davvero.
Ma, soprattutto, grazie alla divina Sara Simeoni, che ha cominciato in sordina cercando di trovare la sua dimensione televisiva ed è finita in apoteosi, con una strabordante presenza scenica, l’innata simpatia, le capriole sul saccone, i capelli alla Glenn Close che diventano meme e lanciano mode, infine pure le maschere giapponesi, come se avesse passato l’ultimo mezzo secolo a fare tv invece che a vincere medaglie.
Ma, prima ancora di tutto questo, “Il Circolo degli Anelli” è stato un programma femminile e in qualche modo femminista, guidato magistralmente da una donna e in cui donna era la sua superstar, con gli uomini per una volta “relegati” al ruolo di (ottimi) comprimari, spalle, gregari, rovesciando finalmente un paradigma che sembrava impossibile da estirpare.
“Il circolo degli anelli” non è forse il miglior programma possibile né la più bella trasmissione sportiva di sempre, ma è stato esattamente ciò di cui avevamo bisogno nel momento in cui ne avevamo bisogno. Un attimo di distrazione dopo tanta sofferenza.
Anche per questo mancherà così tanto. Sperando sia solo un arrivederci.

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