Fact checking

Matteo Salvini e il video del presunto prestanome dei clan

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-08

Il Capitano ha rilanciato una vecchia intervista dove un signore che si presenta come Pietro Zucco spiega che il “modello Riace” è un bluff e che Mimmo Lucano preferiva dare lavoro ai migranti perché costavano meno degli italiani. Ma quell’uomo – spiegano i giornali locali – è sospettato di essere un prestanome di un boss della ‘Ndrangheta

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Matteo Salvini non ha nascosto la soddisfazione per l’arresto del sindaco di Riace Domenico Lucano. Al di là delle accuse nei confronti di Lucano quello che maggiormente interessa a chi si oppone all’invasione sorosiana (a colpi di due o tre matrimoni di convenienza) è mostrare che il tanto decantato modello Riace dell’accoglienza di migranti e richiedenti asilo non funziona. E se funzionava era perché “dopato” da episodi di presunta corruzione.

Chi è Pietro Zucco, l’uomo che spiega cosa c’è dietro il modello Riace

Mentre sabato la sinistra manifestava solidarietà a Lucano Salvini invitava i suoi follower ad ascoltare un’intervista di due anni fa (2016) ad un cittadini di Riace che parlava di come il sindaco gestiva le cooperative e l’accoglienza dei migranti. Si tratta di un’intervista raccolta dal sito CalabriaMagnificatv dove un abitante del paese, di nome Pietro Zucco, si lamentava del fatto che nelle cooperative che si occupano della raccolta dei rifiuti lavoravano solo stranieri perché il Comune poteva pagarli meno rispetto agli italiani. Si tratta evidentemente di uno sfogo da parte di un residente che non gradiva i metodi di Lucano che definisce “un bluff” e che sostiene di aver lavorato per le associazioni di non essere stato pagato.

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Non sappiamo se quelle affermazioni siano veritiere o meno. Salvini del resto non se ne preoccupa. Quello che importa è dimostrare che già in passato qualcuno, per di più residente a Riace, avesse sollevato dubbi sull’operato di Lucano. Il primo a “scovare” il video è stato l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, che l’ha postato sulla sua pagina Facebook il 4 ottobre.

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Nei commenti però qualcuno ha iniziato a chiedersi se quel signore, che si presenta come Pietro Zucco fosse proprio “quel” Pietro Zucco, già vicesindaco di Riace. Lo è stato fino a che Lucano non è diventato sindaco. E già questo potrebbe essere sufficiente per spiegare le dure critiche al “modello Riace” e all’operato del sindaco di Riace. Ma non solo: stando a quanto riferisce il Corriere della Calabria Zucco sarebbe anche altro.

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Zucco, si legge in un vecchio articolo di cronaca locale che viene postato sui social in risposta a Salvini, è infatti salito agli onori delle cronache per essere stato il rappresentante legale della “cava di Stilo” che la Dda ritiene riconducibile a Vincenzo Simonetti considerato uno degli uomini di punta del clan Ruga-Metastasio. Zucco, che è stato arrestato dalla Guardia di Finanza, sarebbe (sempre secondo la Dda di Reggio Calabria) il prestanome di un boss della ‘Ndrangheta. La domanda a questo punto è: Salvini sapeva del passato e delle vicissitudini dell’uomo che spiega che “sui profughi il sindaco mente”. Ad essere messa in dubbio è l’attendibilità della “testimonianza” che Salvini utilizza come se fosse la prova regina nel processo (che ancora deve iniziare) contro Mimmo Lucano. Ironia della sorte Salvini, che ha detto che la ‘Ndrangheta “è una schifezza” non si fa molti scrupoli ad usare le parole di un uomo in odore di ‘Ndrangheta per attaccare Mimmo Lucano.

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