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Cosa ha scritto il Gip di Locri sulle accuse a Mimmo Lucano

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-02

Leggendo l’ordinanza si scopre che delle numerose accuse contestate al sindaco di Riace per le quali la Procura ha chiesto il provvedimento di custodia cautelare ne sono rimaste in piedi solo due. Per tutte le altre il giudice ha più volte sollevato dubbi circa l’inconsistenza delle prove raccolte e gli errori, anche grossolani, commessi durante le indagini

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Il sindaco di Riace Domenico Lucano è stato arrestato oggi dalla Guardia di Finanza che ha eseguito l’ordine di custodia cautelare emesso dal Giudice per le indagini preliminari Domenico Di Croce lo scorso 26 settembre. Il Gip ha parzialmente accolto la richiesta di misura cautelare avanzata dal Pubblico Ministero disponendo per Lucano gli arresti domiciliari. Le accuse per cui il sindaco di Riace è stato arrestato sono quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti.

Cosa è scritto nell’ordinanza del GIP di Locri

Non si tratta a dire il vero degli unici due reati ipotizzati a carico di Mimmo Lucano. Ma nelle 130 pagine dell’ordinanza del GIP di Locri che accoglie parzialmente la richiesta della Procura c’è una serie di esplicite e circostanziate critiche all’operato dei magistrati e degli inquirenti (polizia giudiziaria e Guardia di Finanza) per come sono state condotte le indagini e per come sono stati formulati i capi di imputazione.

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Ad esempio la Procura aveva chiesto la custodia cautelare per il reato di cui al capo B relativamente alla presunta turbativa “delle gare relative agli affidamenti negli anni 2014, 2015, 2016,
2017 dei servizi di accoglienza migranti nell’ambito dei progetti SPRAR e CAS, in spregio ai principi di trasparenza, concorrenza ed economicità”. Il Gip però ha rigettato la richiesta di custodia cautelare (per quell’ipotesi di reato) rilevando la vaghezza e generecità del capo d’imputazione e sottolineando come «il mero riferimento a “collusioni” ed “altri mezzi fraudolenti” che avrebbero condotto alla perpetrazione dell’illecito si riforme in formula vuota» che non consento di discernere quali mezzi fraudolenti siano stati messi in atto “al fine di procedere all’assegnazione diretta”.

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Il giudice rileva poi che così le cose dovrebbe essere il Gip, “indebitamente sostituendosi al pm”, ad individuare le collusioni o i mezzi fraudolenti. Un’operazione che non solo “è impedita dai più elementari principi processuali e penalistici” ma che è “ostacolata dal punto di vista fattuale”  dalla mancanza tra gli allegati della richiesta di custodia cautelare degli atti con cui venivano decisi gli affidamenti sia delle convenzioni che ne facevano seguito. L’assenza delle visure camerali relative alle cooperative coinvolte nella vicenda che impedisce “la corretta individuazione dei soggetti che dovrebbero effettivamente rispondere delle procedure amministrative incriminate”.

I rilievi del GIP agli inquirenti che hanno svolto le indagini sul “sistema Riace”

Il GIP si limita a rilevare gli errori procedurali, le congetture e le inesattezze sulle quali si fonda la richiesta di custodia cautelare per la maggior parte dei reati contestati al sindaco di Riace. Il giudice Domenico Di Croce non ha di conseguenza potuto far altro che rigettare la quasi totalità delle accuse ipotizzate nei confronti del primo cittadino. Accuse che vanno dall’associazione a delinquere alla truffa aggravata, dal falso al concorso in corruzione, dall’abuso d’ufficio alla malversazione.

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Ad esempio per quanto riguarda l’accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art 640 bis del CP) relativa all’aver posto in essere artifizi e raggiri che avrebbero prodotto un ingiusto profitto nei confronti degli indagati pari alla somma di 10.227.494,60 euro erogata dallo Stato per la gestione di SPRAR e CAS il GIP parla di “grossolano errore” da parte degli inquirenti nel quantificare l’ingiusto profitto che hanno quantificato «come illecitamente lucrato tutto il denaro corrisposto agli enti anche per servizi effettivamente resi». Poco dopo il GIP parla di “marchiana inesattezza” e rileva che “gran parte delle conclusioni cui giungono gli inquirenti appaiono o indimostrabili“.

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Più oltre, in relazione all’accusa di aver costretto con reiterate minacce di non rimborsare gli acquisti effettuati con i cosiddetti bonus il titolare di un esercizio commerciale a consegnare fatture inesistenti per un valore superrore ai 5.000 euro il GIP rileva «l’assoluta carenza di riscontri estrinseci dotati di maggiore univocità» rispetto a quelli di natura contabile raccolti dalla GdF.

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Nell’ordinanza che rigetta la richiesta di custodia cautelare si legge che “la tesi accusatoria avrebbe certamente meritato un maggior sforzo investigativo da parte degli inquirenti”. In altri passaggi dell’ordinanza, relativamente al capo d’imputazione riguardante il presunto illecito commesso da Lucano a favore di una cooperativa di pulizie,  evidenzia «l’esistenza di un vulnus insuperabile alla convalidabilità dell’ipotesi accusatoria e rappresentato dall’omesso accertamento da parte degli investigatori» ad esempio “tramite servizio di osservazione” o “assunzione di sommarie informazioni da persone informate sui fatti” di informazioni che avrebbero potuto irrobustire l’impianto accusatorio.

 

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Per cosa è stato arrestato Mimmo Lucano

Cosa resta quindi delle richiesta della Procura? Quello di turbativa d’asta per l’assegnazione alle cooperative “Eco – Riace” e “L’Aquilone” dei servizi di raccolta e trasporto di rifiuti nel quale venivano impiegati migranti e cittadini di Riace e quello di tentato favoreggiamento dell’immigrazione clandestina tramite l’organizzazione di matrimoni fittizi. Il Gip ha accolto la richiesta di custodia cautelare sulla base delle numerose intercettazioni in cui Lucano stesso spiegava il funzionamento del sistema.

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In una conversazione Lucano parla di una donna che si è sposata in municipio (a sposarla proprio il sindaco di Riace) «Stella si è sposata perché diniegata, perché in Nigeria li stanno diniegando tutti, no la commissione, una, due volte. Adesso con il governo nuovo c’è uno che si chiama Minniti, una brutta persona, vi mandano via, vi cacciano, allora Stella si è sposata» e suggerisce di fare altrettanto. La donna sarebbe sposata con un certo Nazareno, perché risulta così dai documenti del comune di Riace «ma non è vero che è sposata con Nazareno, capito?». Il sistema di comodo escogitato da Lucano consentiva la permanenza illegittima in Italia di cittadine straniere. I matrimoni erano il meccanismo con cui Lucano “azzerava la burocrazia”. Lucano avrebbe organizzato con questo sistema tre matrimoni ma solo uno sarebbe andato in porto garantendo quindi la permanenza delle cittadine straniere.

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Si legge poi che relativamente all’accusa di associazione per delinquere «il  diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si e tradotto, come sopra evidenziato, in alcuna delle ipotesi delittuose delineate dagli inquirenti» e che non si palesa alcun ingiusto vantaggio patrimoniale arrecato da Lucano alle cooperative che hanno attuato il servizio per i migranti erogato dal Comune.

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