Salvini risponde a Conte e dimostra di non aver capito la domanda (e tira fuori la Madonna)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-08-20

La situazione è disperata ma non tragica, lo dimostra il comizio di Salvini al Senato, che dice le stesse cose che ha detto al Papeete quindici giorni fa, dimostrando di non aver capito nulla di quello che sta succedendo. Ma a lui non interessa, perché la diretta tv è solo l’ennesima passerella

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«Grazie e finalmente, rifarei tutto quello che ho fatto». Sono le 16 del 20 agosto quando Matteo Salvini lascia i banchi del Governo per andare al suo posto e rispondere punto su punto alle accuse durissime mossegli da Conte. «In quest’Aula ci sono uomini e donne liberi e uomini e donne un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del Popolo italiano non è un uomo libero» ha detto il ministro dell’Interno all’inizio del suo discorso.

Il comizietto di Salvini al Senato

«Bastavano un Saviano, un Travaglio, un Renzi» per sentirsi dire che è un irresponsabile, dice Salvini. Che rivendica la possibilità di aprire una crisi ad agosto “perché i parlamentari lavorano anche ad agosto” e senza capire il senso dei rilievi mossi dal Presidente del Consiglio durante il suo discorso. Perché se Conte ha parlato di rispetto istituzionale, ha evidenziato i rischi di trovarsi senza un governo in autunno, e la concreta possibilità dell’esercizio provvisorio di bilancio il vicepremier risponde con le solite frasi fatte e battutine.

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Perché Salvini ha aperto la crisi? Nei primi cinque minuti del suo intervento non lo dice. Parla dei soliti lacci e lacciuoli imposti dai burocrati europei «io voglio un’Italia schiava di nessuno. Non voglio la catena lunga, come i cagnolini, non voglio catene.  Sono stufo che ogni nostro passo debba dipendere dalla firma di qualche funzionario dell’Unione Europea». E lancia accuse verso coloro che a suo dire stavano trattando con il Partito Democratico. Di fatto dopo quindici giorni non sappiamo ancora per quale motivo il Governo del Cambiamento è finito. Secondo Salvini l’Iva non aumenta se si vota ad ottobre e ci sarà un governo in carica a novembre. Ma non è così, perché già oggi il Governo dovrebbe lavorare per scongiurare l’aumento dell’Iva e i tempi non sono quelli che racconta Salvini dicendo che in Austria o in Polonia si vota a settembre (con altri sistemi elettorali e altre leggi e soprattutto una diversa situazione economica). Ad esempio quando dice che «si può votare il taglio dei parlamentari e poi andare al voto» è evidente che i tempi non sono compatibili con le elezioni ad ottobre.

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«Se questo Governo si è interrotto è perché da mesi c’erano in Commissione, in Parlamento e nei ministeri dei signornò che bloccavano tutto quanto» dice Salvini addossando la colpa ai 5 Stelle prima di partire con i suoi lunghi elenchi di cose che vogliono gli italiani o l’ennesimo elenco di provvedimenti che secondo lui servono. Il problema di Salvini è sempre lo stesso: non dice dove stanno i soldi per fare tutto quello che vuole. Quello che Salvini ha messo in scena oggi non è il discorso di un leader politico di fronte ad una crisi di governo, è l’ennesimo show con decine di sberleffi a quelli che a questo punto sono gli ex colleghi di Governo, appelli al cuore immacolato di Maria e rimandi al “partito di Bibbiano”. Salvini parla di un “accordo di spartizione di potere con il Partito Democratico” che a suo dire sarebbe “irrispettoso della volontà del Popolo italiano”. Ma se non fosse così allora l’unica cosa sarebbe quella di andare al voto. Il Capitano ritiene così di essere in una posizione in cui mette sotto scacco tutti gli avversari. Il MoVimento 5 Stelle qualora trovasse un accordo con il PD (che dimostrebbe che l’intenzione c’era già prima). E il PD perché secondo lui andare al voto quando gli pare (come se fosse lui a decidere quando si vota) significa che è un sincero democratico e non un autoritario reazionario. Ma purtroppo per lui non è così.

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