Salvini “scopre” improvvisamente che il flop dei rimpatri non è colpa sua

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-05-11

La surreale lettera del ministro a Conte e Moavero: i rimpatri sono responsabilità del ministro degli Esteri che deve trovare accordi con gli altri paesi. Ma come, non doveva fare tutto lui?

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La competenza sulle acque territoriali che passa dal ministero dei Trasporti a quello dell’Interno. La multa di 5000 euro per ogni straniero a bordo delle ONG. La DIA che diventa competente per l’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E soprattutto, la letterina in cui si dice che per i rimpatri si devono dare da fare il presidente del Consiglio Conte e il ministro degli Esteri Moavero. Matteo Salvini inventa un decreto sicurezza bis e lo passa ai giornali prima di portarlo al Consiglio dei Ministri e prima ancora di presentarlo all’alleato (?) MoVimento 5 Stelle con un’operazione che sa tanto di dichiarazione di guerra interna alla maggioranza.

Salvini e il decreto sicurezza bis all’insaputa di Conte

Salvini si è mosso dopo che la Marina Militare ha salvato 36 persone a circa 75 km dalla Libia da nave Cigala Fulgosi (classe Comandanti numero di scafo P 490). Il barcone soccorso dalla nave della Marina Militare «imbarcava acqua e quindi era in procinto di affondare», con le persone a bordo, «prive di salvagenti», che «erano in imminente pericolo di vita». Insomma c’erano tutte le condizioni per rendere non solo necessario ma anche obbligatorio l’intervento di una nave di soccorso.

Conte ha aperto i porti e organizzato la distribuzione dei naufraghi in altri paesi europei, scavalcando di fatto Salvini come è successo in altre occasioni. E il ministro dell’Interno si è vendicato mandando in giro la bozza di un decreto legge che dovrà passare dal Consiglio dei ministri prima di approdare in Parlamento e che serve, nelle intenzioni, a mettere spalle al muro la Marina guidata da Trenta i cui ufficiali avevano espresso perplessità sulle mosse di Salvini.

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La lettera sui rimpatri che scarica le colpe su Moavero

Ma il capolavoro del Capitano è la letterina che colui che diceva “immigrazione? fatemi fare il ministro dell’interno e risolvo tutto” ha inviato a Conte e Moavero. “Nel 2019 in Italia i rimpatri superano gli arrivi – scrive Salvini nella lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e per conoscenza al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi – ma è ben chiaro che il problema travalica i confini nazionali e deve essere affrontato a livello generale, prevedendo dei meccanismi di condizionalità vincolante nelle relazioni coi Paesi terzi, tanto a livello Ue che sul piano bilaterale. In tale direzione, il consolidamento di questi obiettivi richiede un vero e proprio salto di qualità nella politica estera italiana nella sua collegialità, investendo profili di natura economico-commerciale e di politica estera tout court, ambiti che naturalmente travalicano le competenze del mio Dicastero”.

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E ancora: “Nelle more di un avvio di una politica comune europea, ancora lontana – conclude il vicepremier e ministro dell’Interno – sono convinto infatti sull’importanza di valorizzare il concetto di condizionalità anche a livello bilaterale nei nostri rapporti internazionali, così come quello altrettanto importante di costruire solidi partenariati di ampio spettro con alcuni Paesi, da cui far discendere la messa a punto di solidi strumenti operativi propri del mio Dicastero. Ti sarò pertanto grato per quanto l’Esecutivo nel suo complesso saprà fare a sostegno dell’azione iniziata dal Dicastero dell’Interno”.

Salvini si accorge improvvisamente che sui rimpatri non ce la fa

“Salvini scrive a Conte per chiedergli un salto di qualità sui rimpatri? Ma per favore, sono di sua competenza, non faccia lo gnorri. Il fatto che abbia scritto a Conte e Moavero è come una dichiarazione di fallimento. Si prenda anche lui le sue responsabilità. Non aveva detto che avrebbe rimpatriato 600mila migranti in un mese?”, risponde il M5S che fiuta la trappola.

Ma la mossa è chiaramente strumentale: visto che viene attaccato sul sistema dei rimpatri, con la lettera il ministro vuole condividere (o meglio: scaricare) la responsabilità con altri ministri allo scopo di alleggerire la propria. Un’offensiva che certifica il fallimento delle fregnacce elettorali a cui molti hanno creduto (ma poi, perché tutta questa urgenza? Non erano solo 90mila i clandestini?). E che dimostra che il suo tentativo di coglionare gli elettori è ancora in atto. Chissà se il 26 maggio qualcuno se ne sarà accorto.

Leggi anche: I “90mila clandestini” dimostrano che Salvini vi sta coglionando

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