Sally Yates: la donna che ha sfidato Donald Trump

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-31

Yates ha inviato nella notte di lunedì un memo agli avvocati del governo per ordinare loro di non difendere nei tribunali il decreto di Trump sui rifugiati. Una sfida che gli è valsa l’espulsione automatica dall’incarico

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Donald Trump ha revocato l’incarico al procuratore generale ad interim degli Stati Uniti, Sally Yates, che ha avuto l’ardore, secondo l’accusa, di ribellarsi al presidente per il divieto di ingresso in Usa a rifugiati e immigrati. Bollata dalla Casa Bianca come traditrice, per il resto d’America è diventata subito “un’eroina”. Nominata nel 2015 come numero due del Dipartimento giustizia dall’ex presidente, Barack Obama, Yates ha inviato nella notte di lunedì un memo agli avvocati del governo per ordinare loro di non difendere nei tribunali il decreto di Trump sui rifugiati, la cui legalità è stata sfidata in vari tribunali del Paese. Una sfida che gli è valsa l’espulsione automatica dall’incarico (è giù stata sostituita da Dana J. Boente, che si è subito allineata promettendo di rispettare il decreto) e una dura accusa di tradimento da parte del governo di Trump: “Yates ha tradito il Dipartimento di Giustizia rifiutandosi di rispettare un ordine mirato a difendere i cittadini degli Stati Uniti”, ha dichiarato la Casa Bianca.

Sally Yates: la donna che ha sfidato Donald

E mentre il governo Trump la bacchettava pubblicamente, qualcuno su Internet ha modificato la sua biografia di Wikipedia introducendo la definizione “eroina statunitense” tra i suoi successi. L’enciclopedia digitale ha poi eliminato la frase, ma il Comitato Nazionale Democratico in un comunicato l’ha definita “l’eroica patriota”, ha accusato la presidenza Trump di “tirannia” e di voler “silenziare” la voce discorde del procuratore. Yates, 56 anni, sapeva che il suo gesto le sarebbe costato il licenziamento: ha trascorso il fine settimana riflettendo, poi ha deciso che non poteva tirarsi indietro; e in maniera plateale, nella notte, ha messo fine a 27 anni di servizio nell’amministrazione pubbloca, che l’avevano portata a scalare tutti i gradini del sistema giudiziario americano fino ad arrivare alla testa del dipartimento di Stato.


“Sono responsabile nel garantire che le posizioni che prendiamo in tribunale restino in linea con l’obbligo solenne di questa istituzione di perseguire sempre la giustizia e stare dalla parte di ciò che è giusto”, aveva scritto Yates ai colleghi. “Al momento, non sono convinta che la difesa dell’ordine esecutivo sia in linea con queste responsabilità né sono convinta che questo ordine esecutivo sia legale”. Le sue parole sono arrivate ore dopo quelle di Barack Obama, che attraverso un portavoce aveva espresso la sua contrarietà alla misura voluta da Trump in tema di immigrazione. Il 44esimo inquilino della Casa Bianca si era detto “rincuorato” da come il Paese ha reagito all’ordine esecutivo con i cittadini che hanno esercitato i loro diritti costituzionali facendo “sentire la loro voce”. Perché “in gioco ci sono i valori americani”. Peccato che l’amministrazione Trump si ostini a difendersi dicendo che in gioco c’è la sicurezza degli Usa. America first, per dirla con il 45esimo presidente Usa.

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