Economia
La riforma del fisco sul modello tedesco
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-08-30
Le aliquote partono praticamente da zero e crescono linearmente per piccoli incrementi percentuali costanti del reddito. La funzione continua applicata è analoga a una struttura a scaglioni con numerose aliquote, una dozzina o più, e costituisce un’alternativa radicale alle tendenze che propongono al contrario riduzioni del numero di scaglioni
Il Fatto Quotidiano spiega oggi in un articolo a firma di Luciano Cerasa a cui si sta lavorando dalle parti del ministero dell’Economia, che prevede, secondo gli ambiziosi piani di via XX Settembre, la messa a punto di un piccolo algoritmo che serve a calcolare in maniera puntuale, contribuente per contribuente, l’imposta dovuta, moltiplicando l’aliquota media per il reddito imponibile.
Le aliquote partono praticamente da zero e crescono linearmente per piccoli incrementi percentuali costanti del reddito. La funzione continua applicata è analoga a una struttura a scaglioni con numerose aliquote, una dozzina o più, e costituisce un’alternativa radicale alle tendenze che propongono al contrario riduzioni del numero di scaglioni, fino ad arrivare alla flat tax.
Il vantaggio più evidente, dal punto di vista dell’equità, è che non vi sarebbe più la grande distanza di trattamento tra contribuenti che ricadono per pochi euro in uno scaglione di reddito o nel successivo come nel sistema attuale. Un meccanismo che spinge in molti casi a dichiarare quanto basta per evitare salti di aliquote. In alcune simulazioni, che non tengono conto della no tax area (redditi annuali fino a 8.174 euro quest ’anno), a mille euro di reddito l’aliquota media ammonterebbe all’1% per raggiungere il 38,7% a 100mila.
Il mix di detrazioni e deduzioni è l’altro grande fattore decisivo, politico ed economico, che determina la pressione fiscale su ogni singolo contribuente. Il ministero sta studiando un riordino e una razionalizzazione delle cosiddette “tax expenditures”, le centinaia di agevolazioni fiscali che vengono spesso concesse per motivi di scambio elettorale ma che aprono una voragine nelle entrate dello Stato. È allo studio l’idea di accorpare le risorse e sostituire al meccanismo delle detrazioni fiscali i trasferimenti diretti in denaro, come l’assegno unico per le famiglie. In questo modo godrebbero totalmente del sostegno economico dello Stato anche gli incapienti (i contribuenti che non hanno imposte sufficienti da compensare con le detrazioni e le deduzioni) e si renderebbe il sistema fiscale neutro rispetto all’assistenza sociale. Rimangono in piedi in tutte le consuete detrazioni principali per lavoro dipendente, autonomo e pensionati.
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