I negozi di abbigliamento e calzature che riaprono nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus un po’ ovunque hanno cartelli per le «mid season sale», «vendite promozionali» e «sconti eccezionali per essere più vicini ai nostri clienti»: sconti tra il 20 e il 50%. In alcuni rari casi persino al 70%. Il Sole 24 Ore spiega oggi che se riaprire è relativamente facile da ieri la vera sfida è catturare l’interesse e il borsellino dei clienti ma per ora in pochi varcano la soglia dei negozi.
Secondo il quotidiano si tratta di un brutto segnale dopo lo storico crollo dei consumi registrato da Confcommercio ad aprile: -47,6%. Se poi a maggio ci sarà uno stimato rimbalzo del Pil del 10% la ricchezza del Paese segnerà comunque un tonfo del -16% sul 2019. «Sosteniamo questa voglia di ripresa con indennizzi più robusti e liquidità vera. E con più certezze. Serve un piano di ricostruzione complessiva del Paese che oggi ancora non c’è» incalza Carlo Sangalli, presidente Confcommercio.
Confesercenti registra un avvio lento per negozi e pubblici esercizi con vendite al di sotto della media pre Covid oltre a enormi difficoltà in tutte le località turistiche. Le cose vanno un po’ meglio per i negozi di vicinato con vendite deboli, fiacche e la speranza di un ritorno della domanda dei residenti. In piena attività parrucchieri e acconciatori dopo gli oltre 70 giorni di lockdown. «La Fase 2 sta partendo molto gradualmente: circa 6 negozi e pubblici esercizi su 10 hanno già riaperto, ma il movimento di clienti rimane ancora sotto la media del periodo antecedente spiega Patrizia De Luise, presidente Confesercenti -. L’auspicio è che durante la settimana la spesa delle famiglie segni un recupero perché per le imprese, riaprire significa aumentare immediatamente i costi. Risorse che devono anticipare le attività, che si trovano schiacciate tra l’incremento delle spese di gestione e il prevedibile rallentamento dei consumi».
Il termometro delle riaperture lo può dare corso Buenos Aires a Milano, la via commerciale più lunga d’Europa, dove l’apertura è all’insegna delle «mid season sale» con la maggior parte con sconti tra il 20 e il 70%. «Chi non ha fatto in tempo ad esporre i cartelli fa sconti alla cassa aggiunge Gabriel Meghnagi, presidente della Rete associativa vie di Confcommercio Milano -. Ma sui negozianti del Corso si sta per abbattere lo tsunami della pista ciclabile che peggiorerà traffico e vendite e farà aumentare l’inquinamento della zona. Un progetto “lunare” che va fatto nelle vie limitrofe». Da parte sua Marco Granelli, assessore a Mobilità e lavori pubblici, parla di un esperimento e promette un confronto, con commercianti e taxisti, tra 6 mesi.
Rimane chiuso invece il 30% dei bar e dei ristoranti, secondo gli ultimi dati FipeConfcommercio, con 377mila posti di lavoro a rischio. I bar soffrono a causa dello smart working che comporta un taglio drastico della clientela legata a colazioni e pausa pranzo ma si stima un crollo del 55% degli incassi a fine anno.