Le restituzioni nel M5S sono ancora un problema

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-11

I parlamentari ancora arrabbiati per il meccanismo, partono i solleciti a chi non restituisce. E i più se la prendono con Casaleggio

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Il piano per le restituzioni degli stipendi nel MoVimento 5 Stelle fa acqua. E il Fatto Quotidiano in un articolo di Luca De Carolis dà conto di pensieri e parole di senatori e deputati grillini piuttosto avvelenati con Casaleggio:

In base al regolamento attuale, ogni parlamentare può tenere un’indennità massimo di 3250 euro mensili, più 3mila euro per vitto, alloggio e spostamenti, che scendono a 2mila euro per i residenti in provincia di Roma. Poi invece ci sono 300 euro da destinare obbligatoriamente ogni mese allapiattaforma webRousseau,quella gestita da Casaleggio.

E DA QUI si passa alle altre spese: dagli stipendi per i collaboratori ai soldi per gli eventi sui territori. Tutto ciò che non viene speso va restituito (anche se con tempi larghi). E soprattutto, le uscite vanno giustificate con gli scontrini, una per una. Con una regola di fondo: ogni mese bisogna mettere da parte per le restituzioni almeno 2mila euro (i soldi si versano ad ogni trimestre). Però i parlamentari sono inquieti, per norme che vivono come una gabbia. E un big lo dice dritto: “A Casaleggio era stato chiesto di rendere le cose più semplici ma non ha ascoltato…”.

Così spuntano lamentele contro il “motore”di Rousseau. “Non siamo mica la sua azienda”sibila un senatore. Anche perché ci sono disparità. Ad esempio, un presidente di commissione guadagna come un eletto senza cariche, nonostante le tante ore di lavoro in più. E ci sono anche i singoli, dolorosi casi. Come quello di un senatore a cui la moglie ha chiesto un assegno di mantenimento in base a ciò che percepisce dal Senato e non a ciò che restituisce. Ergo, rischia di “rimanere con quasi nulla”, come rimarca un collega. Preoccupato, non a torto.

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