La domandona di Renzi al PD

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-06-07

«Mi spiegate come mai noi non siamo capaci di esprimere candidature giovani e competenti?», avrebbe chiesto Renzi ai referenti locali del partito. Ma c’è un problema: la risposta potrebbe non piacergli

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«Mi spiegate come mai noi non siamo capaci di esprimere candidature giovani e competenti?»: secondo La Stampa sarebbe questa la domanda rivolta da Matteo Renzi ai suoi “referenti locali” dopo aver ammirato gli splendidi risultati di Chiara Appendino e Virginia Raggi a Torino e a Roma. Una domanda da un milione di dollari, che al segretario del Partito Democratico deve essere sorta spontanea, racconta Fabio Martini oggi sulla sul quotidiano torinese, dopo «un risveglio amaro per tante ragioni: Roma, Napoli, alcuni Comuni della sua Toscana, ma non solo. Esattamente due anni fa, col trionfo alle elezioni Europee, Matteo Renzi politicamente era il padrone d’Italia, leader emergente in Europa. Ventiquattro mesi dopo, a dispetto di un consuntivo quantitativamente imponente, il Pd di Renzi ha perso nelle cinque città più importanti del Paese circa mezzo milione di voti, passando da 1 milione e 200 mila del maggio 2014 ai 700 mila di domenica. Quanto c’è di localistico e quanto di “renziano” in questa caduta?».
Già, quanto? Proviamo a fare qualche nome. A Roma la candidatura di Giachetti nasce da un’idea di Renzi (espressa, come ha raccontato lo stesso candidato, durante una riunione alla Leopolda); a Napoli la candidatura di Valente nasce da un’idea di Renzi; a Milano la candidatura di Sala nasce da un’idea di Renzi. Che dite, cominciate ad avere un’idea della risposta da dare al segretario? Sì? Bene, non dategliela. Non vi conviene.
matteo renzi

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