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Renzi lascia il PD

Alessandro D'Amato 17/09/2019

L’annuncio su Facebook e in un’intervista a Repubblica. I parlamentari e gli eletti che non lo seguiranno e rimangono nel PD. L’elenco dei finanziatori dei comitati Azione Civile

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Alla fine Matteo Renzi annuncia con un post notturno su Facebook e un’intervista all’odiata Repubblica che lui e altri parlamentari del Partito Democratico lasciano per formare nuovi gruppi parlamentari, anche se garantisce a Conte l’appoggio al suo governo che d’altro canto aveva contribuito con la sua svolta “grillina” a formare.

L’addio di Renzi al PD

Il piano per la scissione ha ricevuto un’improvvisa e misteriosa accelerazione nei giorni scorsi e già ieri si moltiplicavano le voci di un suo annuncio a Porta a Porta, insieme alle perplessità sui numeri dell’operazioni, visto che ieri molti suoi (ex?) fedelissimi avevano dichiarato che sarebbero rimasti nel PD. Per l’annuncio su Facebook Renzi cita L’Attimo Fuggente e Jovanotti.

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In mattinata Renzi posta un altro messaggio di “spiegazioni” in cui annuncia la prossima Leopolda come una costituente del suo nuovo partito:

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Ma i tantissimi commenti all’annuncio che compaiono su Facebook sono soltanto in parte di approvazione entusiastica.

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Insieme a chi non vedeva l’ora di mollare Zingaretti & Co. in molti fanno notare che la strada meno battuta è quella che porta al burrone e non comprendono la decisione di annunciare oggi la scelta mentre il governo è ai primi passi.

Renzi lascia il PD e c’è persino chi, renziano, non condivide la scelta e la paragona a quella tanto criticata di Bersani e Speranza.

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L’addio di Renzi al PD è fragoroso nei modi, sbagliato nei tempi anche se qualcuno che dice che fa bene ad andarsene c’è visto che il partito punta “su persone che lo hanno combattuto come Orlando e Speranza”.

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Ma il sentimento dominante nei commenti è lo sconcerto per una scelta che apre scenari “terribili” e favorisce “l’altro Matteo”, cioè Salvini.

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Renzi lascia il PD: chi lo segue e i finanziatori del nuovo partito

Scrive oggi il Messaggero che l’obiettivo è quello di creare una cosa nuova («una renzata» l’ha definita nei giorni scorsi), nella convinzione che ci sia uno spazio enorme per un soggetto moderato e riformista.

Il nome è ancora da decidere (si è parlato di “Italia del sì” o di “Italia in crescita”) e il progetto verrà illustrato alla prossima Leopolda, convocata a Firenze dal 18 al 20 ottobre. La ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova sarà il capo della delegazione al governo (composta anche da Elena Bonetti, Anna Ascani e Ivan Scalfarotto) e il vicepresidente della Camera Ettore Rosato il coordinatore nazionale del soggetto renziano.

Dovrebbero seguire Renzi venti deputati (da Maria Elena Boschi a Roberto Giachetti fino a Lucia Annibali) che daranno vita a un gruppo autonomo a Montecitorio, il cui presidente sarà Luigi Marattin, e quattro o cinque senatori (dalla ministra Teresa Bellanova all’ex tesoriere Francesco Bonifazi), che per ora si potrebbero accomodare sugli scranni del Gruppo Misto assieme al leader. Si lavora sotto traccia per agganciare un piccolo drappello di parlamentari di FI e continuano i contatti con i berlusconiani che non vogliono tornare tra le braccia di Matteo Salvini.

A sorpresa manca all’appello una pattuglia di fedelissimi (o ex?). Tra questi spiccano Dario Nardella e Giorgio Gori: «Io resto nel Pd, l’ho sempre detto – sostiene il sindaco di Firenze – penso che tutti gli altri debbano riflettere molto perché uniti siamo più forti e divisi siamo più deboli». «Non credo ai partiti personali», twitta il primo cittadino di Bergamo. Non saranno della partita nemmeno Debora Serracchiani né le due neosottosegretarie Alessia Morani e Simona Malpezzi. Restano nei dem anche Luca Lotti e Lorenzo Guerini con tutta la loro corrente “Base riformista”.

L’operazione renziana nasce da lontano, l’ex segretario ha deciso a luglio di far nascere il suo partito. E per avere più tempo per organizzare la sua nuova creatura ha evitato di precipitare verso le elezioni di ottobre (il progetto di Salvini), favorendo per primo la trattativa di Ferragosto tra M5S e Pd. Perla stessa ragione in estate ha spinto il pedale dell’acceleratore sul fronte delle donazioni a favore dei suoi comitati “Azione civile – Ritorno al futuro”: ammontavano a 20mila euro a giugno, sono arrivate a 260mila a luglio e a 220mila ad agosto. Tutte regolarmente registrate. Tra i maggiori finanziatori (100mila euro) Daniele Ferrero, primo azionista e ad di Venchi (il colosso del cioccolato), e Davide Serra, il finanziere con sede e residenza nella City fondatore di Algebris.

Leggi anche: Matteo Renzi e la scissione annunciata a Porta a Porta

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