Opinioni

Il referendum sul taglio dei parlamentari e il test della Kobayashi Maru

Vincenzo Vespri 17/09/2020

Domenica e lunedì saremo chiamati a pronunciarci sul taglio dei parlamentari. Sono stato invitato in una TV locale a parlare di questo argomento in qualità di matematico. Può sembrare sorprendente ma i matematici, con la Teoria dei giochi, hanno studiato quali siano i sistemi elettori che garantiscono una sentita partecipazione popolare al voto. É importante […]

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Domenica e lunedì saremo chiamati a pronunciarci sul taglio dei parlamentari. Sono stato invitato in una TV locale a parlare di questo argomento in qualità di matematico. Può sembrare sorprendente ma i matematici, con la Teoria dei giochi, hanno studiato quali siano i sistemi elettori che garantiscono una sentita partecipazione popolare al voto. É importante che gli elettori non si sentano sudditi inascoltati, ma avvertano che il loro voto è importante, che il loro voto conta. La democrazia si basa proprio su una sentita partecipazione popolare.

camera proiezioni taglio parlamentari

L’elaborazione di IPSOS sul voto con il Germanicum e il taglio dei parlamentari (Corriere della Sera, 26 luglio 2020)

Io credo che siamo arrivati a un punto critico per la democrazia in Italia. Il sistema parlamentare stabilito subito dopo la tragedia fascista, aveva il difetto di non permettere al popolo di esercitare una democrazia diretta ma aveva il grande pregio che in nessun modo legittimava un uomo solo al potere. Nessuno poteva avere pieni poteri. L’esecutivo doveva sempre mediare con una serie di poteri concorrenti. Questa impostazione originaria è però cambiata nel corso dei decenni: il ruolo sia del Premier che del Presidente della Repubblica è progressivamente cresciuto, il ruolo del Parlamento sempre più ridotto e quindi il voto del cittadino è divenuto sempre più inutile. La disaffezione al voto è cresciuta e ha portato a considerare i Parlamentari mangiapane a tradimento e il Parlamento sempre più una ”aula sorda e grigia”. In questo contesto abbiamo un referendum che si allinea a questa visione. É stato richiesto il taglio dei parlamentari principalmente per assecondare gli istinti più viscerali del popolo. Considerando il bassissimo livello culturale della gran parte dei nostri parlamentari è difficile contestare il fatto che essi prendano uno stipendio assolutamente sproporzionato rispetto alle loro potenzialità.

referendum taglio parlamentari

 

Ma come ovviare a ciò? La soluzione di tagliare i parlamentari, almeno fatta così, senza una riforma complessiva dello stato, va nella direzione sbagliata. Come vagheggiato da Casaleggio, la vittoria del sì del referendum porterebbe con sé il rischio di una democrazia internettiana, dove le decisioni verrebbero prese da chi urla di più e dagli influencers. La dittatura del manganello e dell’olio di ricino sarebbe sostituita dalla dittatura dei like. Una nuova forma di fascismo, più sottile e perfino più perfido di quello precedente. Ma se si vota no, significa dare un segnale che tutto vada bene, che niente vada modificato. E anche questo è pericolosissimo. Abbiamo già una vasta area di astensionismo e una parte consistente della popolazione che si auspica un leader dai pieni poteri. Procedere senza dare segnali tangibili (ad esempio forte autoriduzione degli stipendi dei parlamentari e del Presidente della Repubblica) significherebbe aumentare l’instabilità e la pericolosità della situazione. Già abbiamo una bruttissima campagna elettorale dove i partiti chiedono il voto appellandosi alle paure più sordide ed irrazionali: dello straniero e del diverso da una parte e della deriva fascista dall’altra. Se si continua così, la deriva autoritaria sarà non solo inevitabile ed imprevedibile ma anche imminente.

referendum taglio dei parlamentari
Che fare? Sicuramente questa classe politica non ha mostrato alcuna capacità di auto-emendarsi. Il referendum se passasse così e non fosse completato delle riforme porterebbe ad assurdità evidenti (tipo che occorrono più di 300 mila elettori umbri per eleggere un senatore mentre ne basterebbero meno di 150 mila se fossero molisani, che le commissioni parlamentari smetterebbero di funzionare, etc etc) ma nessuno crede che questo parlamento sia in grado di progettare una riforma organica: troppo diviso, troppo pieno d’incompetenti. Nelle serie televisiva Star Trek si parla del test della Kobayashi Maru che è un test caratteriale consistente in una simulazione di addestramento dell’Accademia della Flotta Stellare ideato per mettere alla prova le capacità di comando e il carattere del cadetto in situazioni senza soluzione. Kirk racconta di essere stato l’unico cadetto nella storia dell’Accademia ad aver superato il test, dopo aver segretamente riprogrammato il computer per rendergli possibile vincere. Kirk afferma di aver ricevuto un encomio per “originalità tattica” (“original thinking” nell’originale), e difende la sua azione sostenendo di non credere nelle “situazioni non vincenti”. Ecco di fronte a questo referendum, mi sento così. In una situazione dove non c’è nessuna possibilità di vittoria a meno di colpi di genio alla Kirk (ma non si vede né Kirk né Spock all’orizzonte). L’ottimismo della volontà contro il pessimismo della ragione. Ma abbiamo ancora la forza di credere nello stellone? Crediamo veramente ancora possibile un colpo di genio salvifico?

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