Politica
Come il referendum per il taglio dei parlamentari potrebbe portare al voto (per la felicità di Renzi e Salvini)
neXtQuotidiano 17/12/2019
Se dovesse cadere il governo con la consultazione in programma, questa verrebbe spostata, ma la riforma voluta dai 5 Stelle slitterebbe e la legge elettorale rimarrebbe quella attuale. E a diversi – in primis Italia Viva – l’idea di nuove elezioni con la soglia del quorum bassa (al 3%) non dispiace affatto
Matteo Salvini punta al referendum sul taglio dei parlamentari per avvicinare il voto. La tesi è contenuta in un articolo di Repubblica a firma di Emanuele Lauria e Matteo Pucciarelli e sebbene di scarsa comprensione a prima vista, in realtà è credibilissima. Spiega il quotidiano che la raccolta firme per chiedere il referendum avanza, e con essa tecnicismi e, soprattutto, tatticismi:
Ma andiamo con ordine: attualmente il numero ufficiale di firme raccolte è di 56, ma tra oggi e domani si aggiungeranno tre senatori del Pd e altri quattro di Forza Italia (saranno Antonio De Poli, Maurizio Gasparri, Lucio Malan e Adriano Paroli). C’è tempo fino al 12 gennaio per arrivare alla quota fatidica di 64 adesioni e sembra davvero inverosimile che a questo punto non ce la si faccia. A quel punto le firme verranno consegnate ad un funzionario del Senato, che le metterà in cassaforte: la convocazione del referendum costituzionale sarebbe così automatica, nel 2020.
Non solo, perché se dovesse cadere il governo con la consultazione in programma, questa verrebbe spostata, ma la riforma voluta dai 5 Stelle slitterebbe e la legge elettorale rimarrebbe quella attuale. E a diversi – in primis Italia Viva – l’idea di nuove elezioni con la soglia del quorum bassa (al 3%) non dispiace affatto. Insomma, c’è chi ha firmato perché convinto dell’idea che la riforma sia sbagliata e tolga rappresentanza; ma c’è pure chi pensa di utilizzare strumentalmente questa opzione. «Sì, siamo vicini all’obiettivo – spiega Tommaso Nannicini del Pd, uno dei promotori della raccolta firme – Spero che adesso si pensi al merito della questione e non ci si avviti in tatticismi e complottismi sull’effetto che potrebbe avere sulla durata della legislatura, anche perché non ne avrà. Spero insomma che si possano avere altri mesi per valutare se arriveranno una buona legge elettorale e quei correttivi che la maggioranza si è impegnata a introdurre».
Solo i senatori di Lega e FdI non hanno firmato, per il resto le adesioni sono trasversali, anche di alcuni 5 Stelle. Ma l’improvvisa impennata di adesioni, specie quella forzista, non sarebbe casuale: «È Salvini che li manda avanti», è il refrain che trova conferme sia a destra che nel Pd. Perché a quel punto le possibilità di un ritorno al voto aumenterebbero, con Renzi garantito da un sistema elettorale agevole e quindi la possibilità di correre in solitaria.
La strategia quindi sarebbe segnata: con il referendum da fissare e poi da rimandare sarebbero tutti felici e contenti. E andrebbero di corsa verso le urne.
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