L’Atac e il referendum dalla A alla Z – parte 3

di Maurizio Stefanini

Pubblicato il 2018-11-07

A come Atac e poi? Il trasporto pubblico romano e il referendum per concessione del Tpl romano tramite gara spiegati lettera per lettera. La terza parte con la storia di Micaela Quintavalle

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Q come Quintavalle, Micaela. La “Pasionaria dell’Atac” che per combattere il disservizio dell’azienda aveva appoggiato i Cinque Stelle, e per avere poi denunciato che il disservizio continuava con i Cinque Stelle è stata licenziata lo scorso 25 settembre, dopo 128 giorni di sospensione. 38 anni, lavoratrice e studentessa di Medicina, lo scorso maggio aveva fatto a Le Iene un’intervista in cui denunciava i malfunzionamenti e i guasti degli autobus dell’azienda di trasporti pubblici romani. Secondo l’azienda, però, la denuncia della sindacalista ha violato il codice etico aziendale. Da qui la sospensione e la lettera di licenziamento. Alla domanda “cosa non funziona in Atac?”, rivoltale dopo il licenziamento ha risposto: “bisognerebbe capire cosa funziona. Lo dico senza troppo sarcasmo. In Atac ci sono tante cose che non funzionano”. “Quello che è accaduto a me dimostra che al di là di ogni colore politico se c’è incompetenza non si riesce a risollevare un’azienda importante come Atac”. Secondo lei “dire che si vuole tenere Atac pubblica, come hanno detto i Cinque Stelle da quando si sono insediati, ma muoversi con incompetenza, è più delinquenziale rispetto agli altri partiti che vogliono privatizzarla”. Lei personalmente si dice contraria ai quesiti del referendum. “Non sono favorevole. A Roma c’è già un’azienda privata, la Roma Tpl, e non funziona”. Però ha previsto una vittoria del sì: “se chiedi a un cittadino se gli piace come funziona Atac risponde di no. Ed è normale che dica di sì all’unico cambiamento tangibile”. Secondi lei “per anni quest’azienda è stata spolpata, bisogna ritornare a investire”. Secondo lei, all’Atac si utilizzano tecniche da Villaggio i Potëmkin: “ il parco vetture (…) in Atac è vecchissimo, nonostante ci siano queste 400 vetture rosse che loro tanto esaltano. Quando c’è una qualsiasi figura di spicco, tutte le vetture rosse vengono portate tutte allo stesso deposito, il piazzale viene tirato a lucido, vengono dette le stesse cose di circostanza ai lavoratori e ai cittadini. E sembra quasi che questa figura di spicco si faccia consapevolmente prendere in giro. Ma poi il succo non cambia, anzi”. Conclusione: “credevo che i Cinque Stelle non potessero mai fare peggio in Atac di chi c’era prima di loro. Invece ci sono riusciti”. “Hanno cominciato a levare autobus e mezzi senza un minimo di competenza, hanno fatto dei danni macroscopici nel trasporto pubblico, che è anche imbarazzante stare a raccontare”. Forse loro pensavano che dal momento che li avevo appoggiati così ferocemente in pubblico, se si fossero comportati male avrei taciuto. Come la Cgil ha sempre taciuto quando c’era il Pd e Uil ha sempre taciuto quando c’erano Alemanno e Polverini”. “I contratti che hanno firmato i sindacati con i Cinque Stelle per i lavoratori sono talmente peggiorati che fanno spavento. Questo si riversa anche sulla cittadinanza. Ci sono autisti che lavorano troppo, che non hanno modo di avere un adeguato recupero psicofisico, e che sono sottoposti a un metodo coercitivo che non c’è mai stato in un’azienda come Atac, che va sempre di più somigliando ad aziende che portano all’annientamento del proprio personale”. La Quintavalle ha denunciato anche l’introduzione di una black list “in base al numero di guasti … o al modo di utilizzo della legge 104 e dei congedi parentali”. “I colleghi, pur di non entrare nella black list, non denunciano i guasti. Ecco perché poi i mezzi si incendiano: il collega ha pure paura di dire che manca l’acqua nel radiatore o che la temperatura è troppo alta”. “Se finisci nella black list non ti danno gli straordinari, ti trasferiscono, non ti fanno di cambiare i turni, non ti permettono di organizzarti la tua vita”.

micaela quintavalle licenziata

R come Referendum

L’11 novembre dalle 8 alle 20 i cittadini romani sono chiamati a votare sul referendum consultivo per la liberalizzazione dell’Atac, richiesto dalle firme di 33.000 cittadini. Primo quesito: “Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e su rotaia mediante gare pubbliche, anche a una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e la ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?”. Secondo quesito: “Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?”, L’Atac ha vietato la pubblicità referendaria in metropolitana.

S come Scandali

Un milione e mezzo sperperato in permessi sindacali non dovuti e più di 52.000 ore di lavoro rubate sono oggetto dell’accusa di abuso d’ufficio per i 13 indagati coinvolti nello scandalo dei permessi sindacali facili, scoppiato nel 2016, su denuncia dell’allora direttore generale Marco Rettighieri. I primi della lista sono i quattro dirigenti che, secondo la ricostruzione del pm Nicola Maiorano, tra il 2013 e il 2016, avrebbero permesso che la municipalizzata dei trasporti si trasformasse nell’Eden dei distacchi sindacali facili. Gli altri nove sono i sindacalisti che pretendevano favori per le rispettive sigle per poi ridistribuire le concessioni anche a chi non spettava. Parentopoli è stato invece definito lo scandalo per cui dopo l’elezione di Gianni Alemanno in Campidoglio l’Atac ha assunto più di 850 persone, tutte per chiamata diretta e legate da rapporti familiari o politici ad esponenti del centrodestra locale, dirigenti aziendali e sindacalisti. Lo scandalo dei biglietti falsi ha riguardato una truffa da 400.000 ticket. Dei dieci imputati otto sono stati assolti: edicolanti e commercianti che avevano comprato i biglietti fasulli per poi rivenderli a ignari cittadini, e che essi stessi erano ignari. Condannato a 1 anno e 9 mesi di reclusione Andrea Cortese, dipendente all’epoca della Trafic Control, società che forniva personale per la Expotel, a sua volta incaricata della distribuzione dei biglietti Atac nelle macchine automatiche delle stazioni. Condannato anche Fabrizio Centanni, distributore materiale dei ticket “tarocchi” ai singoli rivenditori. Massimo Muraglia, informatico Expotel e mente dell’operazione, aveva patteggiato nel 2014 una pena di un anno e otto mesi, mentre un edicolante era stato condannato in abbreviato a 4 mesi di reclusione . Metro C Roma, danni per 253 milioni: 32 funzionari segnalati alla Corte dei Conti Il 22 luglio 2016 i finanzieri del comando provinciale di Roma hanno notificato 32 inviti a dedurre, su disposizione della procura regionale della Corte dei Conti per il Lazio, nei confronti di funzionari pubblici che, a vario titolo, hanno gestito l’appalto per la realizzazione della linea “C” della Metro di Roma. Danno stimato: 253 milioni. Nel 2014 saltò fuori che i circa 180 milioni di euro spesi all’Atac ogni anno per il carburante non era contabilizzato su fatture ma su semplici fogli di carta, facilitando un sistema d furti diffuso.

T come Tram

Ci sono a Roma 164 tram, ma dal 2006 al 2015 l’offerta tranviaria è calata del 30%. L’età media del parco dei tram è pari a 32,2 anni. A aprile Virginia Raggi ha palato di un fantomatico sabotaggio per spiegare il diradarsi della frequenza del Tram 8: mezzo che era stato considerato il sistema di trasporto di superficie più moderno ed efficiente a Roma, tant’è che ne era stata proposta una replica in altre zone.

Da leggere: L’Atac e il referendum dalla A alla Z – parte 1

U come Utenti

Secondo il primo “Rapporto globale sul trasporto pubblico urbano” realizzato da Moovit, l’applicazione gratuita per smarthone e telefonini, un romano per andare al lavoro ogni giorno deve trascorrere sui mezzi pubblici una media di 79 minuti: mezz’ora in più di un bolognese, di un genovese o di un fiorentino; un quarto d’ora in più di un milanese o di un torinese. Ma media di attesa alle fermate è 20 minuti a Roma, 11 a Milano, 12 a Bologna e Genova, 14 a Torino, 27 a Napoli. Solo Napoli fa peggio con 27 minuti.

V come Virginia Raggi

“Io ti saluto, vado in Abissinia/ cara Virginia, ti scriverò”, diceva nel 1935 una canzoncina che sembrava esaltare la conquista dell’Etiopia, e invece era solo una involontaria profezia su un futuro in cui la gran parte dei cittadini di Roma avrebbe ormai dichiarato di preferire perfino il servizio urbano di Addis Abeba. Addis Abeba, peraltro, in amarico significa “Nuovo Fiore”. E Virginia Raggi ha definito appunto l’Atac un “fiore all’occhiello”. La sindaca, come è noto, ha sabotato il referendum con il disattendere l’obbligo di informare i cittadini: con la scusa che mancavano i soldi, e malgrado invece i soldi fossero stati messi a disposizione dalla Regione . “Democrazia diretta e processi partecipativi – presentati ieri in Campidoglio nuovi strumenti” annunciava l’Amministrazione Raggi nell’aprile del 2017, e a settembre Roma ha ospitato un Forum sulla Democrazia Diretta esaltato pure da Grillo, ma Virginia Raggi ha dato una importante interpretazione autentica del suo concetto di democrazia diretta quando ha spiegato che il referendum sull’Atac è inutile, perché tanto i cittadini sul tema si sono già espressi quando la hanno votata. Dall’inizio del 2018 Virginia Raggi ha continuato a promette 600 nuovi mezzi per l’Atac, ma la cifra è stata poi ridimensionata a 227. Invece di parlare del referendum Virginia Raggi ha preferito lamentarsi perché nlla manovra del governo non sono entrati i fondi per le buche; 180 milioni in tre anni richiesti dal ministro dei trasporti Danilo Toninelli. A rifiutare lo stanziamento i tecnici del Mef: “Penso che se Tria continua in questa direzione non faccia un torto a Virginia Raggi, ma a Roma e a tutti i romani. Mi batterò in parlamento perché questi fondi vengano mantenuti”.

virginia raggi vento caditoie - 6
W come Walter Tocci

In un Pd romano che si è spaccato tra un comitato per il no al referendum e un comitato per il sì, un nome di primo piano nell’impegno per il sì dovrebbe essere quello di Walter Tocci. Vicesindaco e assessore alla mobilità della Giunta Rutelli tra 1993 e 2001, fu lui in particolare l’ideatore della “Cura del Ferro”: una strategia di potenziamento del trasporto pubblico attraverso in particolare il ritorno dei tram e l’utilizzazione per il servizio urbano della rete ferroviaria. Però Walter Tocci non dà interviste. “Per principio”. Da parte di colui che dovrebbe essere in prima linea nell’impegno di quella parte del Pd a favore del sì, ci dà una buona approssimazione sulla qualità di questo impegno.

X come X, giorno

Carlo Verdone ha fatto un video per ricordarlo, ma ce ne sono in realtà tre. L’11 novembre, giorno del referendum, viene infatti il giorno dopo il 10 novembre, sentenza del processo che vede Virginia Raggi accusata di falso per la dichiarazione, inviata all’Anticorruzione capitolina, in cui chiariva che Raffaele Marra non aveva avuto alcun ruolo nella promozione del fratello Renato a capo dell’ufficio Turismo . E poi il 19 dicembre i creditori dell’azienda sono chiamati a decidere se approvare o meno le condizioni dettate dal concordato; con un congelamento di oltre 1,5 miliardi di euro di debiti. X³.

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Foto di El Giva

Y come YouTube

Come appare l’Atac alla popolare piattaforma di video? Provate un attimo a digitare “Atac” sul motore di ricerca. Occorrenza numero uno: “Atac a pezzi”. “La7 Attualità. Perché gli autobus di Atac prendono fuoco? Viaggio nei depositi Atac tra autisti e meccanici”. “Ormai anche gli autisti hanno paura di guidarli”. Occorrenza numero due: Fanpage, “Atac Roma, licenziata la sindacalista Quintavalle. Denunciò i bus insicuri: ‘Non mi pento’”. Occorrenza numero tre: “Referendum Atac, finta Raggi in giro per Roma tra bus in fiamme”. Askanews: “una finta sindaca di Roma, Virginia Raggi, si aggira per la città, convinta che i tempi di attesa alle fermate di Atac diventino momenti per socializzare e leggere un buon libro, che il caldo insopportabile dei bus senza aria condizionata sia una comoda sauna, o che la ‘periferica’ via del Tritone sia diventata, grazie all’amministrazione, centro storico”. “Sono gli spot satirici promossi dal comitato “Sì Mobilitiamo Roma” che ironizzano sui disagi vissuti dai cittadini romani alle prese con il trasporto pubblico. L’obiettivo della campagna, spiegano, è accendere i riflettori sull’appuntamento referendario del prossimo 11 novembre e stimolare il Comune a informare adeguatamente i romani”. Occorrenza numero 4: la Virginia Raggi vera che per la situazione dell’Atac si dice “contenta e soddisfatta” ().

Z come Zozzi

Non sozzi: a Roma si dice così, anche perché dà un’idea di sporco ancora maggiore. “Siamo a Roma per una bella vacanza, che, in parte, ci viene rovinata dall’inefficienza dei trasporti urbani dell’ATAC di Roma, specificamente relativa ai bus e tram urbani. Mezzi sporchi, tempi di attesa quasi biblici (abbiamo atteso a Cornelia il 246 per più di 40 minuti, in piedi alla mercé del solleone e senza alcuna informazione dai sinottici, ( che non sono sempre presenti!).”, segnala ad esempio una recensione su TripAdvisor. “Atac, pendolari sul piede di guerra: ‘Piove nei bus, sporchi e malridotti’”, denuncia a settembre il Messaggero. “Caos Atac, i romani inferociti: ‘Bus e metro sporchi e lenti. A bordo persino scarafaggi. Un voto al servizio? Zero”, è un video del Corriere della Sera.

Leggi sull’argomento: L’Atac e il referendum dalla A alla Z – parte 2

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