Il reddito di cittadinanza a Roma e nel Lazio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-21

Roma si colloca subito dopo Napoli per numero di richieste, che sono superiori anche a quelle di Milano. 150mila persone prendono il sussidio

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Sono più le donne che gli uomini e pochissimi i giovani a chiedere il reddito di cittadinanza nel Lazio. Le domande nel Lazio sono state 73.856, delle quali 41.660 da donne .A far la parte del leone è Roma e la sua provincia (50.836) richieste,delle quali solo in città 34.883.  A seguire Latina con 8381, Frosinone con 8.006, Viterbo con 4.281 e Rieti con 2352. E confrontando i dati della capitale con quelli delle altre grandi città italiane, si vede come Roma si collochi subito dopo Napoli (dove le domande raggiungono quota 37.812) e le domande siano di gran lunga maggiori di quelle di Milano (17.652). E andando a vedere la situazione della regione il Lazio è la terza per numero dopo la Campania e la Sicilia.

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Il reddito di cittadinanza a Roma e nel Lazio (Corriere della Sera Roma, 21 aprile 2019)

Il Corriere Roma sente l’assessore regionale al Lavoro:

«Sono meno di quelle attese», spiega l’assessore regionale al Lavoro Claudio Di Berardino,«in base allo studio di Anpal c’era un’attesa di circa 190mila nuclei familiari che corrispondono a 528.845 mila individui in condizioni di povertà assoluta. Invece quelle ricevute, sempre secondo i nuclei familiari, ma che possono essere anche di una sola persona, corrispondono a circa 205 mila 570 individui. E calcolando, secondo le valutazioni nazionali che in media sono accolte il 75 per cento delle richieste, si dovrebbe arrivare a circa 150 mila individui».

Numeri inferiori al previsto, soprattutto per quel che riguarda i giovani. «Purtroppo -prosegue Di Berardino per come è scritta la norma e per come sono fissati i criteri di accesso, molti giovani che sono inseriti nel nucleo familiare o dei genitori non raggiungono i requisiti. Così di fatto il provvedimento non consente loro di essere collocati al lavoro, perché non hanno la corsia preferenziale del “reddito” pur essendo disoccupati. È evidente quindi che questa legge non serve per il lavoro, è solo di natura sociale riguardo la povertà e vedremo a che risultati porta».

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