Quirinale, chi va e chi resta: ecco cosa potrebbe succedere ora dopo la rinuncia di Berlusconi

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-01-23

Il passo indietro di Silvio Berlusconi sblocca il “piano B” degli alleati: Salvini insiste per una candidatura di parte nonostante i veti di Letta, Meloni non concorda con il resto del centrodestra che si auspica il “proseguimento della legislatura”

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A un giorno dall’inizio delle votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, dopo il passo indietro di Silvio Berlusconi si ritorna punto e a capo: l’ex Cav ha fatto sapere di non voler avanzare formalmente la sua candidatura pur convinto di “avere i numeri” per “interesse nazionale”. Così ha dato il via libera, con giorni se non settimane di ritardo, per le nuove idee dei suoi “alleati”, Salvini e Meloni, che senza l’ingombro delle potenziali aspirazioni di Berlusconi possono ora tessere la loro tela per il Quirinale, provando a restare fedeli al desiderio espresso dal leader azzurro: “Draghi resti a Palazzo Chigi”. Nel centrodestra si negano spaccature: “Non riusciranno a dividerci, saremo compatti sul Quirinale e non solo”, dice – al termine del vertice – il deputato Maurizio Lupi. “Il centrodestra lavora a una rosa di nomi, tutti di alto profilo. La sinistra non potrà porre veti”, è il messaggio fatto filtrare da Salvini, in attesa dell’incontro con il segretario del Partito democratico Enrico Letta, che invece di veti ne aveva posti, proprio verso candidati “di area centrodestra” (come la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e Letizia Moratti), dicendosi disponibile a parlare solo profili al di sopra delle parti: “Col ritiro di Berlusconi e lo scontro deflagrato all’interno del centrodestra – ha scritto su Twitter il segretario dem – tutto è chiaro. Ora ci vuole accordo alto su nome condiviso e Patto di Legislatura”. Da Fratelli d’Italia però non la pensano così: “Abbiamo insistito – si legge in una nota diffusa in serata – affinché fosse chiaro che non auspica in alcun modo che la legislatura prosegua, come invece possono eventualmente ritenere le forze politiche della maggioranza. Restiamo fermi sulla necessità che il centrodestra esprima una o più candidature della propria area culturale, che rappresenta la maggioranza degli italiani”.

Quirinale, chi va e chi resta: ecco cosa potrebbe succedere ora dopo la rinuncia di Berlusconi

Uno stallo alla messicana che non permette di escludere del tutto alcuni nomi dalla corsa al Colle, appurato che sarà necessario – alla lunga – che qualcuno faccia un passo indietro, salvo accordi su nomi super partes. Perciò Mario Draghi, il “nonno al servizio delle istituzioni”, è da considerarsi ancora in gara, così come la presidente del senato Casellati. In area centrodestra, con ammiccamento alla “quota rosa” sbandierata dal M5S, tiene ancora anche il nome di Letizia Moratti. Da grillini poi è stata avanzata un’altra candidatura, quella di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, sul quale potrebbero convergere Pd e Leu. Salvini crede ancora di poter giocare la carta “trasversale” Marcello Pera, accademico ed ex senatore di Forza Italia. Pierferdinando Casini, che nella sua lunga storia politica ha supportato sia governi di centrosinistra che di centrodestra, potrebbe mettere d’accordo tutti. Altri nomi “Quirinabili” sono quelli dell’ex guardasigilli del governo Monti Paola Severino, Franco Frattini (ex ministro degli Esteri con Berlusconi) e l’attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia.

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