Opinioni
Quello che abbiamo imparato dalla pandemia
Vincenzo Vespri 02/06/2020
Del virus sappiamo decisamente di più che a gennaio ma non sappiamo ancora tutto: è della stessa famiglia del raffreddore e, ragionevolmente, come il virus del raffreddore perde potenza con il caldo e il sole la sua nocività dipende dalla quantità carica virale assunta come tutti i virus si diffonde quando non c’è distanziamento sociale […]

Del virus sappiamo decisamente di più che a gennaio ma non sappiamo ancora tutto:
- è della stessa famiglia del raffreddore e, ragionevolmente, come il virus del raffreddore perde potenza con il caldo e il sole
- la sua nocività dipende dalla quantità carica virale assunta
- come tutti i virus si diffonde quando non c’è distanziamento sociale
- l’inquinamento atmosferico aiuta il diffondersi del contagio
- per dventare un problema sanitario ha bisogno di gran masse di contagiati
- è letale con persone anziane o con persone con problemi di salute. Quindi i suoi effetti sono più evidenti in società come quella italiana che ha gran cura degli anziani fino all’ultimo giorno o in fasce di popolazione più disagiate socialmente ed economicamente come gli afroamericani e i latinoamericani in US
- abbiamo trovato protocolli di cura abbastanza efficaci ma non ancora sufficienti a contenerne integralmente la letalità
Non abbiamo ancora capito
- perché si sia diffusa in certe zone mentre in altre no. In altre parole perché a Milano si e a Roma no?
- per quale misteriosa ragione il contagio, come dice Zangrillo, stia scomparendo (per il caldo, per il lockdown)?
- se ritornerà in Autunno-Inverno e se avremo mai un vaccino che la curi.
Ma forse abbiamo capito molto più su noi stessi. Adesso è chiaro che
- la classe politica (ma non solo quella italiana) è, nel suo complesso, più o meno all’ altezza di governare in tempi normali, ma completamente inadeguata in emergenze come questa
- gli esperti di cui i politici si circondano e che pontificano in TV, sono per la maggior parte inadatti al ruolo e millantano competenze che non hanno (si sono presentati come esperti virologi persone che non erano mediche, si sono spacciati come modellisti matematici persone che non conoscevano la matematica). Di conseguenze è stato un fiorire di teorie manifestamente errate come il fatto che questa epidemia fosse pericolosa come un raffreddore o che se si faceva terminare il lockdown avremmo avuto in meno di un mese 150 mila persone in terapia intensiva. Ma il bestiario è infinito
- ci sono due pesi e due misure. Perché bisogna essere distanziati di solo un metro nei luoghi di lavoro e ben di 5 sulla spiaggia? Perché riapre tutto fuorché scuola ed università?
Si è anche capito che
- bisogna modificare il Titolo V della Costituzione per risolvere conflitti di competenza Stato-Regioni (ad esempio il lockdown poteva essere proclamato solo dal Governo o poteva essere proclamato dal singolo Governatore nell’ambito del territorio di sua competenza?)
- bisogna modificare il codice degli appalti e semplificare la burocrazia (altrimenti non si può evitare il mancato approvigionamento di mascherine e di tools medicamentali)
- la società sarà diversa: più smartworking, più e-commerce e meno assembramento. Inoltre sarà sempre più impellente investire nel digitale e in un’economia sostenibile
- in tempi di lockdown ( ma solo in quelli? O sarà così anche dopo il Covid), vivere in un piccolo borgo è sicuramente meglio che vivere in città.
Quello, però, di cui tutti gli italiani sono certi è che questa classe politica sia totalmente inadeguata per gestire la inevitabile fase di ricostruzione del Paese, ma, che, purtroppo, non si vede all’orizzonte nessuna alternativa credibile. Questo è il punto di debolezza del nostro Paese, che vive questa situazione difficile senza farsi troppe speranze, con muta rassegnazione e con una rabbia sempre più montante ma che non riesce a sfogarsi in un qualche modo tipo manifestazioni di piazza.