Politica

Quanto vale il partito di Renzi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-07

I sondaggisti attribuiscono alla possibile nuova formazione un risultato tra il 5 e il 10%. Ma non tutti sono così ottimisti. E c’è chi fa notare che un bottino di voti del genere rischia l’irrilevanza con l’attuale legge elettorale

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Mentre lo psicodramma del Partito Democratico aggiunge un nuovo tassello con il ritiro di Marco Minniti dalla corsa per le primarie i sondaggisti misurano il valore dell’ipotetico partito o movimento di Matteo Renzi. Repubblica racconta i conti degli uomini dei numeri:

La prospettiva più rosea la fornisce Emg Acqua, che a novembre ha diffuso un sondaggio su 1.603 intervistati che dava un ipotetico partito di Renzi al 12%: bottino proveniente per metà dal Pd. Stesso risultato di Ipr marketing, che ha invece stimato Renzi al 9%, anche qui con oltre la metà dei consensi in arrivo dalle file dem. «Renzi toglierebbe il 5% al Pd, che scenderebbe dal 18% al 13%.

Il resto — spiega il direttore Ipr Antonio Noto — arriva da elettorato moderato». Dificile dire quale, però. «L’elettorato di Forza Italia residuo è fedelissimo di Berlusconi e non è così facile da spostare». Più probabile, piuttosto, che l’ex premier agganci una parte del mondo imprenditoriale, visto che «tra le imprese solo il 25% dà oggi un giudizio positivo sul governo». A conti fatti, tuttavia, un partito di Renzi servirebbe più che altro a «sgonfiare il Pd, delegittimando indirettamente anche le primarie».

SWG invece non ha svolto rilevazioni ma fa notare che Macron, il modello a cui l’ex premier guarda, funziona nel sistema elettorale francese mentre in Italia un 10% serve a investire sul lungo periodo e non sul breve:

Per Roberto Weber, di Ixé, l’avventura avrebbe un tono ancora minore: «A settembre lo abbiamo stimato al 5-6%. Il suo dimensionamento potenziale era all’8%, ma considerato che di solito le previsioni sui partiti personali sono a rialzo di un terzo, abbassiamo al 5-6%. Tutti voti in arrivo dal Pd, o quasi». Senza contare che, aggiunge, «Renzi ha un gradimento tra i più bassi, tra i leader».

Un giudizio negativo condiviso anche da Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo Istituto: «Non abbiamo testato il partito di Renzi perché lo giudichiamo inattuale. A voler far numeri, diciamo che potrebbe valere il 2%… Come il partito della scissione di Bersani e D’Alema, insomma».

Leggi sull’argomento: Minniti accompagna Renzi all’uscita del Partito Democratico

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