Economia

Quanto perdono Partite IVA e dipendenti con il lockdown

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-25

A parità di guadagni annui i cassintegrati e le molte donne che restano a casa per i figli vedono scendere il reddito più degli autonomi

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I dati delle tabelle che la Uil Lavoro, Coesione e Territorio ha simulato per Repubblica dicono  che un dipendente lasciato a casa per tre mesi — durante il lockdown e dopo — quando farà i conti a fine anno registrerà una perdita di quasi un quinto del suo salario netto: -18%. Una partita Iva — rimasta a zero entrate in marzo e aprile e dimezzate in maggio — si assicura i 2.200 euro di indennità garantiti dai decreti Cura Italia e Rilancio: due volte 600 euro e poi 1.000 perché il crollo del fatturato è stato sopra il 33% in marzo e aprile. Ma a fine anno, sempre che tutto vada bene di qui in poi, avrà bruciato 1.784 euro, circa il 9% delle sue entrate nette annue. La metà del dipendente in Cig, benché a parità di retribuzione annua lorda: 22.500 euro.

Ma sappiamo che nelle 10 settimane di emergenza sanitaria ed economica — dall’1 marzo al 9 maggio, nei calcoli Inps — le domande per il sussidio di disoccupazione Naspi sono balzate del 40% sullo stesso periodo del 2019, con picchi spaventosi tra i contratti a tempo determinato chiusi e non rinnovati (+82%) e quelli degli stagionali (+56%). Così le domande di Discoll, indennità per i cococo senza lavoro, salite del 125%. Le ore di Cig — letteralmente esplose — fanno temere il peggio per quando scadrà il divieto di licenziare (17 agosto). L’Inps calcola in 1,3 miliardi le ore richieste di Cig dalle aziende e autorizzate, spalmate tra febbraio e agosto, con picco in aprile quando l’Italia era quasi tutta chiusa. Il numero più alto di sempre, superiore alla doppia grande crisi del 2008-2009 e 2011-2013.

quanto perdono partite iva e lavoratori dipendenti con l'emergenza coronavirus

Quanto perdono Partite Iva e lavoratori dipendenti con l’emergenza Coronavirus (La Repubblica, 25 maggio 2020)

Sappiamo anche che i settori “non essenziali” — bloccati dal governo — occupavano i più fragili tra i lavoratori: contrattini, retribuzioni basse, nero. Parliamo di giovani, operai, apprendisti, part-time involontari, stranieri. Che ne sarà di loro, adesso che l’Italia è ripartita? Ogni mese scadono 300 mila contratti a termine: lavoreranno ancora?

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