Quanti vivono in aree a rischio idrogeologico in Italia?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-09

Un Paese in cui frane e inondazioni, negli ultimi settant’anni, hanno colpito 2.458 comuni in tutte le regioni, causando 5.455 morti, 98 dispersi, 752.000 famiglie sfollate e 3,5 miliardi di euro di danni all’anno

article-post

In Italia il 10% degli abitanti vive in aree a rischio idrogeologico. In un Paese in cui frane e inondazioni, negli ultimi settant’anni, hanno colpito 2.458 comuni in tutte le regioni, causando 5.455 morti, 98 dispersi, 752.000 famiglie sfollate e 3,5 miliardi di euro di danni all’anno. I numeri arrivano dalla Stampa, che oggi pubblica un dossier sul rischio idrogeologico in Italia regione per regione, e ci spiega anche sono bloccate 9 opere su 10 per problemi burocratici.

italia rischio idrogeologico 1
Il rischio idrogeologico in Italia (La Stampa, 9 marzo 2015)

Questo «disboscamento burocratico» ha evidenziato l’esistenza di 2 miliardi di euro stanziati per opere cantierabili e non spesi per pasticci burocratici. E in pochi mesi sono stati sbloccati 700 cantieri. Un’altra scoperta ha lasciato allibiti gli esperti della task force: non esisteva un piano nazionale sul dissesto idrogeologico. Tutti quelli strombazzati negli anni scorsi erano collage di vaghe stime senza fondamento scientifico: servirebbero 65 miliardi, anzi 50, no forse 40… Titoli, al massimo generici studi di fattibilità. Ma nessuno aveva mai redatto un elenco dettagliato di opere e costi. Ora un conteggio preciso c’è: le opere necessarie sono 7100 e costano 21,5 miliardi. Su questa base, la task force ha individuato con la Ragioneria generale dello Stato il meccanismo finanziario per mettere a disposizione 9 miliardi di euro nei prossimi sette anni. Il sistema è semplice: appena un’opera può partire, arrivano i soldi. Purtroppo su 7100 opere messe in agenda, quasi 6300 non hanno progetti esecutivi. E quindi non possono partire.

italia rischio idrogeologico 2
La popolazione che vive in aree a rischio idrogeologico in Italia (La Stampa, 9 marzo 2015)

Potrebbe interessarti anche