Quando e dove arriverà il Ragnarok?

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-08-25

Nella mitologia nordica il Ragnarok è la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos, in seguito alla quale l’intero (vecchio) mondo sarà distrutto e quindi sarà possibile la sua rigenerazione. Il Ragnarok è quindi molto diverso dalla nostra Apocalisse che è praticamente la fine di tutto. …

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Nella mitologia nordica il Ragnarok è la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos, in seguito alla quale l’intero (vecchio) mondo sarà distrutto e quindi sarà possibile la sua rigenerazione. Il Ragnarok è quindi molto diverso dalla nostra Apocalisse che è praticamente la fine di tutto. Nella storia dell’umanità abbiamo vissuto qualche Apocalisse (tipo caduta dell’impero romano) e vari Ragnarok (gli ultimi sono stati la caduta di Bisanzio,la rivoluzione francese, la rivoluzione comunista in Russia, la seconda guerra mondiale, la caduta del muro di Berlino). La sensazione impalpabile che serpeggia è quella di un Ragnarok (non un Apocalisse) imminente. In effetti questi eventi sono imprevedibili, si annusano dall’aria ma non si sa mai quando si scateneranno con precisione. C’è aria di tempesta. Il vecchio sta andando in putrefazione, c’è bisogno di qualcosa di nuovo, di rigenerato. I sistemi democratici stanno andando in crisi. Sono sempre meno rappresentativi e i leader sono sempre più inadeguati. Si avverte voglia dell’uomo forte (tipo Putin) in un sistema più o meno blandamente democratico. E quando ciò accade, non è mai un buon segno.

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Gli USA sono di fronte a un bivio. Trump ha stravolto la politica estera americana. Non considera più la Russia come il nemico principale ed il posto della Russia è stato preso dalla Cina. Trump ha fatto un affondo duro. Se rimanesse al potere probabilmente la sua politica distruggerebbe colossi tecnologici cinese (tipo Huawei) piegati da sanzioni economiche sempre più dure. La Cina tace, non risponde, e questo mi fa molta più paura. Sicuramente la Cina non può permettersi questa umiliazione. Probabilmente sa che non può reagire adesso ma sicuramente si sta attrezzando per restituire, con interessi, il “favore” ricevuto. Anche se vincerà Biden le prossime elezioni americane, potrà mai cambiare questa politica? Dubito, perché il dado è stato tratto e la Cina non vorrà più trovarsi in questa situazione di oggettiva debolezza e farà di tutto per essere indipendente tecnologicamente dagli USA. La politica estera di Trump inoltre è cambiata anche nel Vicino Oriente. Ha fatto partorire una alleanza “innaturale” fra sunniti e Israele contro gli sciiti. Anche qui il “nemico” tace.

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L’Iran non ha reagito alla morte di Soleimani. Gli hezbollah non hanno reagito all’esplosione dell’edificio a Beirut, la cui responsabilità viene attribuita da molti ad Israele. Tutto tace. La quiete prima della tempesta? Anche in questo caso sembra improbabile che Biden, qualora vincesse le elezioni, possa cambiare la direzione intrapresa. Gli USA, indipendentemente da chi sarà Presidente USA a novembre, continueranno a riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. Sarà proprio la politica estera americana targata Trump (o Biden) ad essere l’innesco del Ragnarok? Certamente, sia Trump che Biden sembrano inadeguati al momento storico. Forse addirittura più Biden di Trump. Mi sembrano entrambi la reincarnazione di Hoover, totalmente incapace di governare la crisi economica del 29. E in genere, da queste situazioni di stallo, l’unica possibilità di uscita è una guerra.

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Un altro possibile innesco potrebbe essere dato dalla Brexit e dalla palese inadeguatezza di Boris Johnson. Ha scelto il momento peggiore per attuare la Brexit. L’UK deve sostituire il mercato europeo (sbocco naturale per la sua economia) con altri mercati, mentre il commercio mondiale è sconvolto dalla pandemia ed è in corso una guerra commerciale senza precedenti fra USA e Cina. L’UK è ancora importante. Possiede la bomba atomica, è membro permanente del Consiglio di Sicurezza ONU, come può accettare il suo declassamento economico, politico e strategico? Tutto può succedere, perfino che la Scozia diventi indipendente. Ovviamente, di fronte a questi possibili inneschi del Ragnarok, le altre aree di crisi, pur essendo potenzialmente esplosive, non attirano la dovuta attenzione da parte dei media. C’è la crisi in Libia, la primavera araba che è stato un disastro, c’è tensione interna in Ucraina e Bielorussia, c’è tensione fra Grecia e Turchia, ci sono tensioni in Brasile. Anche noi, nel nostro piccolo, siamo una fonte di preoccupazione: l’economia è ferma e il debito pubblico è sempre più incontrollato. Siamo però fortunati: se esplode una tempesta mondiale, se ci sarà il Ragnarok, i “piccoli” hanno più possibilità di cavarsela. E noi ormai siamo piccoli, sempre più piccoli, ormai del tutto insignificanti.

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