Fact checking
Il prossimo disastro del centrosinistra
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-11-19
A meno di improbabili ripensamenti il centrosinistra si prepara a marciare diviso verso le urne fino alla scoppola finale. Fare l’unità senza il cambiamento è impossibile. Ma anche pretendere un’abiura su quanto fatto nella legislatura alla vigilia delle elezioni pare una sciocchezza programmatica di discrete proporzioni
L’assemblea di Sinistra Italiana e Articolo 1 – MDP sancisce la chiusura alla richiesta non tanto convinta di Renzi di partecipare alla costruzione del centrosinistra in vista delle elezioni. Pierluigi Bersani lo ribadisce da Lucia Annunziata e parla di discutere “dopo il voto”. A meno di improbabili ripensamenti e al netto degli ultimi appelli di Pisapia, il centrosinistra si prepara a marciare diviso verso le urne fino alla scoppola finale.
Il caos calmo del centrosinistra
D’altro canto è comprensibile che Speranza, Fratojanni e Civati preferiscano andare da soli alle elezioni così rimarcando la loro differenza e distanza con quel PD che loro vedono in mano ai democristiani: solo così possono essere credibili di fronte all’elettorato dopo aver rotto con quel partito con cui oggi dovrebbero allearsi. Ma il rischio è che il Rosatellum 2.0 si mangi la coalizione di sinistra in nome del voto utile: visto che sono ancora lontani da raggiungere il 10% nei sondaggi, alla vigilia delle urne gli elettori di sinistra si troveranno a scegliere tra il PD o il MoVimento 5 Stelle, visto che anche a Ostia quest’ultimo viene considerato, non si capisce perché, come un partito di sinistra.
Si viaggia quindi in ordine sparso verso una scoppola elettorale che potrebbe portare a futuri sconquassi nell’intero campo del centrosinistra. Ma per ora lo si fa con il vento in poppa, magari immaginando una futura desistenza per lo meno nei collegi uninominali, dove – grazie alle divisioni tra PD e Sinistra – la destra ha buone speranze di vincere sfide in luoghi che prima erano impensabili come l’Emilia-Romagna.
Sinistra Italiana, MDP, la legge Fornero e il Jobs Act
Intanto l’assemblea di Sinistra Italiana e MDP approva un documento finale per l’abolizione della legge Fornero e politiche di Welfare più incisive: “Tocca a noi batterci – si legge – perché sia prevista l`abolizione della riforma Fornero, se si ritiene insufficiente quanto scritto finora, così come norme più incisive in tema di lavoro, welfare e protezione ambientale. Partiamo da una cornice condivisa, ma il quadro finale è ancora tutto da scrivere e dovrà essere frutto di un lavoro collettivo e partecipato”.
E pazienza se la gran parte di quelli che oggi siedono in MDP l’ha votata, quella legge così come ha votato il Jobs Act. Porte che si chiudono in faccia a Renzi e Fassino proprio quando il lavoro di ricucitura sembrava portare a un punto di svolta: Fassino vede Pisapia, Renzi chiama Prodi e Prodi chiama Pisapia e alla fine emerge che l’ex sindaco di Milano è pronto a siglare il patto con il PD sotto la supervisione di un garante, forse lo stesso Prodi. Da Articolo 1 e Sinistra Italiana nessuna sorpresa. Giuliano PIsapia e Campo Progressista da settimane, ormai, erano dati per persi alla causa della sinistra e ormai “adiacenti” a Renzi e al suo partito.
Affidare mediazioni a Fassino?
Che la situazione fosse disperata ma non seria si era comunque capito quando Renzi ha deciso di affidare la mediazione a Piero Fassino, circostanza che aveva portato fin da subito a escludere Bersani & Co. dal costituendo centrosinistra a trazione Partito Democratico. Due gioiose macchine da guerra, e non solo una come ai tempi di Occhetto, destinate però a fare una fine molto simile a quella del 1994.
D’altro canto ha ragione Fratoianni quando dice che fare l’unità senza il cambiamento è impossibile. Ma anche pretendere un’abiura su quanto fatto nella legislatura alla vigilia delle elezioni pare una sciocchezza programmatica di discrete proporzioni. MDP ha deciso di puntare su Pietro Grasso come capo della coalizione che sfiderà anche il Partito Democratico, che nel frattempo caricherà anche europeisti, radicali e verdi nella speranza di nascondere Alfano e Verdini. La mucca nel corridoio scalda gli zoccoli.