Il MoVimento 5 Stelle si prepara ad una nuova tornata di espulsioni. E sotto la lente ci sono Massimo Artini, l’informatico toscano accusato nel mailgate, ed Eleonora Bechis, per la storia dell’assistente e della querela. Della Bechis si parla ormai tra gli onorevoli anche in pubblico, come dimostra lo status pubblicato ieri su Facebook da Ivan Della Valle: «Eleonora Bechis sul Fatto Quotidiano scrive “Sfido qualcuno a dimostrare che io sia stata sfiduciata”. Che dite accettiamo la sfida ?».
ELEONORA BECHIS: ESPULSIONE A 5 STELLE?
La frase a cui fa riferimento Della Valle è contenuta in un articolo del Fatto uscito a metà settimana, e nella discussione intervengono attivisti e parlamentari 5 Stelle. «Vi prego di discuterne… ma in un incontro tra Attivisti, Portavoce dei Gruppi della Circoscrizione 1, Eletti in Parlamento della Circoscrizione 1 e parti in causa… tutte… MA VI PREGO FACCIAMOLO TRA NOI A PORTE CHIUSE… la stampa ne sa già troppo… ricordiamoci che il partito unico vuole questo, la lotta interna al nostro Movimento, sappiamo bene cos’ è la Democrazia e sappiamo altrettanto bene esercitarla…. incontriamo ci tra persone perbene quali siamo e tiriamo fuori tutto e poi si valuterà…», chiede qualcuno, mentre l’onorevole Laura Castelli punta sui rendiconti: «Il problema è che lei sul territorio non esiste…la gente che l’ha messa a Roma non sa neanche che faccia ha… andate a vedere la sua rendicontazione…è da aprile che non restituisce i soldi…direi che non è proprio in linea con il codice di comportamento…io la sfiducerei anche solo per questo».
La piattaforma informatica che costituisce – di fatto – l’unica struttura di cui è dotato il Movimento 5 Stelle. «Un altro blog è possibile», si intitola un libro uscito qualche mese fa per Imprimatur,ed è quello che ha dimostrato il deputato toscano. È il motivo per cui gli sono piovuti addosso due avvertimenti: il primo con un post non firmato sul blog (che riguardava però un’alta questione informatica legata al server della Camera), il secondo con una nota del gruppo parlamentare. L’accusa è che chi votava su quel portale – nonostante la dicitura “Parlamentari a 5 stelle” – credeva di votare sul blog di Grillo. Sarebbe stato ingannevole, il comportamento del vicepresidente della Commissione Difesa.Nonostante lui abbia ricordato diaver fatto tutto in accordo con la comunicazione e il capogruppo. E di averlo fatto sapere alla Casaleggio, aspettando invano un via libera per quattro mesi. Oggi non vuole dire nulla, se non che è sereno: «Sono fermo a luglio, quando l’allora capogruppo mi disse che era tutto a posto».
Anche Currò e Rizzetto, protagonisti con Airola per la quasi-rissa alla Camera la scorsa settimana, potrebbero seguire la stessa strada.