Fact checking
Gli incredibili incidenti che portano i sovranisti a farsi fregare il profilo proprio quando dicono quello che pensano
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2018-09-04
Sta succedendo una cosa incredibile, ogni volta che chi scrive messaggi razzisti viene identificato con nome e cognome magicamente il suo profilo Facebook scompare e l’interessato si giustifica dicendo di essere vittima di uno scherzo o di uno scambio di persona. Che sia colpa dei famigerati troll russi??
La situazione inizia ad avere dell’incredibile. Italiani indignati, stanchi e stufi per i soprusi subiti in anni e anni di immigrazionismo forzato, sostituzione di popolo e soprattutto buonismo iniziano ad alzare la testa e dire pane al pane e vino al vino. Grazie al governo del cambiamento un crescente numero di patridioti ha deciso che non è più il tempo di nascondersi o di vergognarsi: questa è l’ora delle decisioni irrevocabili e di un ministro dell’Interno che scrive su Twitter frasi come «molti nemici, molto onore».
La dottoressa che dimentica l’iPad e qualcuno le posta un commento razzista
Eppure non appena i nostri coraggiosi compatrioti e concittadini escono allo scoperto qualcosa accade. Prendiamo ad esempio il caso della dottoressa di Spoleto che sul gruppo Facebook Doctorsinfuga ha tenuto una lezione sui diritti umani spiegando che «non esistono diritti umani per quattro negracci che ci invadono e arrivano con Nike e tute firmate e trippe piene». La dottoressa della Usl Umbria 2 – che ha avviato un’indagine interna – concludeva spiegando l’errore commesso fino ad ora nella gestione dei flussi migratori: «andrebbero annegati al largo».
Dopo che il post era stato portato all’attenzione delle folle di Facebook e Twitter la dottoressa ha cancellato il profilo Facebook. E mentre l’azienda sanitaria apre il procedimento disciplinare e il direttore sanitario dell’ospedale di Spoleto Luca Sapori ha fatto sapere che “espressioni del genere non sono certamente accettabili” la dottoressa fa sapere che “Di sicuro quel post non l’ho scritto io”. Per voce del suo avvocato fa sapere la sua versione dei fatti: quando è stato pubblicato il post la donna era con il fidanzato a una festa e – tu guarda i casi della vita – proprio in quell’occasione avrebbe lasciato incustodito l’iPad dopo avere visitato il gruppo Facebook di medici del quale fa parta. Qualcuno le avrebbe fatto uno scherzo di cattivo gusto postando due commenti. Lei quelle cose non le pensa affatto.
Il sottoufficiale della Guardia Costiera e quei post sul Duce
Un caso simile riguarda un sottufficiale della Guardia Costiera in servizio nel compartimento marittimo di Gallipoli. Il militare è stato beccato a postare immagini di Mussolini e Hitler sul suo profilo Facebook. La procura ha aperto un’inchiesta dopo l’esposto di una volontaria di un’associazione che si occupa di accoglienza dei migranti che nel corso di un’operazione di sbarco avrebbe assistito ad un comportamento irriguardoso del sottufficiale nei confronti di membri dell’associazione. La donna avrebbe così visionato il profilo Facebook del militare scoprendo e denunciando la presenza di foto, immagini e fotomontaggi riconducibili al Ventennio. Stando alle accuse, il militare – è scritto sul quotidiano – avrebbe condiviso oppure postato direttamente immagini con croci uncinate o con Adolf Hitler e Benito Mussolini oltre che foto di proiettili con scritte sarcastiche e razziste rivolte a migranti e altre con commenti ironici nei confronti delle più alte cariche dello Stato. La difesa del sottoufficiale però sostiene che quello finito nel mirino sia un profilo falso.
L’epidemia continua. A volte è il coraggio a mancare. Ad esempio la capotreno di Trenord che il 7 agosto scorso aveva diffuso nelle carrozze treno regionale 2653 il seguente messaggio «I passeggeri sono pregati di non dare monete ai molestatori. E agli zingari: scendete alla prossima fermata perché avere rotto i coglioni» si è giustificata dicendo di non essersi accorta che il microfono fosse acceso.
Qualche giorno fa si è distinto per il suo valore il deputato leghista Giuseppe Bellachioma che prima ha minacciato giudici e magistrati dicendo che sarebbe andato “a prenderli a casa” se avessero “toccato il Capitano” e poi ha cancellato il post, con tante scuse nei confronti della Magistratura, per la quale nutre un profondo rispetto. Ma quindi chi voleva menare, di grazia?
Il poliziotto di Rovigo che insulta la Boldrini e una ragazzina vittima di uno stupro
Recente acquisto nella categoria dei capitani coraggiosi è l’agente della Polizia di Stato in forza al commissariato di Adria (Rovigo) e già segretario del sindacato Coisp beccato da Selvaggia Lucarelli mentre lanciava insulti via Facebook nei confronti di Ilaria Cucchi (sorella di Stefano Cucchi) e della ragazzina di 15 anni violentata in spiaggia a Jesolo che per il valoroso agente “se l’è cercata”.
Ma il nostro coraggioso sovranista si è distinto anche per insulti nei confronti dell’ex Presidente della Camera Laura Boldrini capace solo, a suo giudizio, di “raddrizzare le banane col culo”.
Non mancano nemmeno gli attacchi ai “negri”, o come li chiamano le persone normali “migranti”. Il nostro eroe se la prende con i “cazzoni della guardia costiera” che vogliono “sbarcare la merce andando contro gli ordini”. E a scanso di equivoci c’è anche una difesa di Salvini; dopo la notizia dell’avvio dell’indagine per la Diciotti il poliziotto chiosava “E per Genova quando indagheranno i bastardi del Pd che hanno sulla coscienza 45 vite? Questo conferma che conta più un negro vivo che un italiano morto”. Mentre la Questura indaga se davvero quell’account Facebook corrisponde al poliziotto in questione il profilo è stato oscurato. Magari ha scoperto che qualcuno gli stava facendo un brutto scherzo.