Economia
I primi cento debitori del Monte dei Paschi di Siena
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-11-25
I primi 100 debitori rappresentano per la banca un problema di poco inferiore ai 5 miliardi di euro: si tratta di una somma alta, ma assai più bassa dei guai passati dall’istituto senese in questi anni
Libero pubblica oggi una tabella riepilogativa dei primi cento debitori del Monte dei Paschi di Siena. Pubblichiamo la prima parte della tabella. Messi tutti insieme, spiega il quotidiano nell’articolo di Pietro Senaldi, i primi 100 debitori rappresentano per la banca un problema di poco inferiore ai 5 miliardi di euro: si tratta di una somma alta, ma assai più bassa dei guai passati dall’istituto senese in questi anni. Quei 100 sono quelli esistenti al 30 settembre scorso, ma non vi figurano centinaia di altri clienti che hanno preso i soldi e poi non li hanno restituiti semplicemente perché quei buchi sono stati nel tempo accantonati o quei crediti cartolarizzati.
È necessario poi fare un’ulteriore precisazione. La sigla «soff» si accompagna a crediti che la banca ha classificato in sofferenza: quei soldi non verranno quindi restituiti perché chi li ha presi non è più in grado di farlo, o perché fallito o perché in situazione finanziaria comunque non compatibile con il pagamento dei suoi debiti. La seconda sigla«Utp»- è l’acronimo di una frase inglese: «unlikely to pay». Questa espressione che in italiano si traduce «inadempienze probabili» si usa quando la banca è a buona ragione convinta che il cliente non rimborserà tutto il debito secondo il capitale e gli interessi calcolati. Magari lo farà in parte e cercherà di avere sconti sul dovuto, e in ogni caso per riavere qualcosa sarà necessario escutere le garanzie fornite al momento della concessione del credito.
Ieri il presidente della Commissione di Inchiesta sulle Banche Pierferdinando Casini aveva annunciato una causa civile di risarcimento danni nei confronti del quotidiano Libero, che aveva titolato “Casini protegge i farabutti delle banche”. Intanto la banca senese ha ricevuto martedì scorso un atto di citazione dal fondo inglese Alken. Il gestore, che negli scorsi anni aveva investito in azioni Mps, chiede 434 milioni di euro di danni per la presunta falsa rappresentazione in bilancio dei derivati con cui sono state ristrutturate le operazioni Santorini e Alexandria. L’atto di citazione, che la banca non commenta, si aggiunge a quello depositato a metà novembre in Lussemburgo con cui alcuni bondholders titolari del prestito Fresh hanno contestato la conversione forzosa chiedendo un miliardo di euro di danni. Pretesa, quest’ultima, rispetto alla quale la banca ha ostentato “assoluta tranquillità”, visto che la conversione del Fresh è stata avvallata dalle autorità europee e nazionali. Le ultime cause fanno comunque salire a quasi sei miliardi il ‘conto’ complessivo chiesto in sede civile a Mps, considerato che il ‘petitum’ allo scorso 30 settembre ammontava a 4,42 miliardi. Rischi legali rispetto ai quali la banca aveva accantonato, alla stessa data, 569,4 milioni di euro.