Politica

L’aiuto pubblico per la Popolare di Bari

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-24

Il salvataggio della Popolare di Bari torna d’attualità per governo e Bankitalia. Il “veicolo” sarebbe Mediocredito centrale, controllato da Invitalia

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Il salvataggio della Banca Popolare di Bari torna sul tavolo di governo e Bankitalia. Lo scrive oggi Repubblica, che racconta che l’incentivo indiretto da 380 milioni già offerto a giugno, con l’emendamento al dl Crescita che trasformava le attività fiscali differite in crediti d’imposta (quindi, capitale) «in casi di aggregazioni di imprese finanziarie e non finanziarie nelle regioni del Sud», scadrà il 31 dicembre ma la banca ancora non ha trovato un partner. E quindi ora si apre la strada dell’operazione salvataggio con il Mediocredito Centrale:

Le popolari di Ragusa, Puglia e Basilicata, o altre minori in Campania nicchiano. Lo stallo ha tre spiegazioni. Primo, la natura di banche popolari, dove una testa vale un voto e più che il peso degli azionisti conta l’ego campanilista dei vertici, frena le combinazioni.

Secondo, la Bari non è un buon partito: anni di crediti scadenti hanno fatto iscrivere 420 milioni di perdite nel 2018 e nel 2019 ne verranno altri, poiché al rosso di giugno (73 milioni) si aggiungerà lo sbilancio contabile sulla vendita di circa 1,5 miliardi di altri crediti deteriorati all’Amco (la ex Sga, con cui si negozia). Per questo la dote da 380 milioni non basterà a ripristinare il patrimonio primario barese, da mesi sotto le soglie di vigilanza.

banca popolare di bari numeri

Fonti attive sul dossier stimano che serva mezzo miliardo di capitale alla sola Bari; e la cifra raddoppia, per ripianare i crediti deteriorati delle popolari che finora la snobbano e per ampliare il ruolo di volano delle imprese locali per la rete aggregata. Il terzo motivo per cui una fusione non decolla riguarda l’assenso di Bce e Commissione Ue, non scontato.

Per questo la Banca d’Italia, che segue con grande attenzione il caso, ha conferito con Tesoro e Palazzo Chigi, in un tentativo di disegnare un intervento a prova di insidie e bocciature. Le istituzioni studiano il modello “Banca nazionale di promozione”, che l’Ue riconosce come soggetto pubblico nel mercato finanziario a supporto dell’attività delle Pmi, per condividere i rischi di credito con pubbliche garanzie o interventi diretti. Il “veicolo” sarebbe Mediocredito centrale, controllato da Invitalia.

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