Fact checking
Il pino caduto su un taxi a Prati era stato controllato
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-10-24
L’assessora Pinuccia Montanari ieri ha “dimenticato” di specificare che il pino crollato in piazza delle Cinque Giornate era stato monitorato e giudicato sicuro. E adesso tra i corridoi del Dipartimento è scattata l’inchiesta per accertare le responsabilità dei funzionari
L’albero crollato ieri su un taxi a Prati in piazza delle Cinque Giornate era stato controllato nel corso dell’«intensa attività di monitoraggio» (cit.) del verde pubblico frutto di una gara di Marino che il MoVimento 5 Stelle si è intestato nelle settimane scorse.
L’albero caduto ieri a Prati era stato controllato
Non solo: «Quel pino non aveva criticità – racconta Rosalba Matassa, direttrice ad interim del Servizio giardini, citata oggi da Repubblica Roma – non doveva essere tagliato». Ma allora perché si è abbattuto al suolo? I tecnici comunali che stanno effettuando una verifica hanno notato l’apparato radicale tranciato e avanzato l’ipotesi di scavi fatti male in passato da ditte al lavoro per le società dei servizi «dell’epoca di Alemanno», come si è affrettata a precisare l’assessora all’ambiente Pinuccia Montanari. Ma il monitoraggio non ha riguardato anche la condizione delle radici?
A differenza di quanto affermato ieri dall’opposizione in Campidoglio – e anche dal sito dell’amministrazione comunale – nel primo e nel secondo municipio il monitoraggio del verde è cominciato. I lavori da 3,5 milioni di euro per il monitoraggio degli alberi sono partiti a luglio: nel primo Municipio, dove ieri c’è stato l’incidente, sono stati visionati 7.800 alberi. Gli specialisti hanno deciso di abbattere 217 alberi ma solo due interventi sono stati considerati urgenti. Nella lista, però, nessuna traccia del pino che ha distrutto il taxi. Spiega Il Messaggero:
Secondo i tecnici, la pinata non aveva «alcuna patologia», anche se poi è emerso che quel pino aveva parte delle radici recise durante i lavori per la creazione di un passaggio per ipovedenti. E adesso tra i corridoi del Dipartimento è scattata l’inchiesta per accertare le responsabilità dei funzionari.
Il monitoraggio degli alberi di Roma continuerà per un anno e mezzo, mentre la manutenzione del verde orizzontale e verticale è ancora ferma, non è partita. Eppure i soldi (9 milioni di euro) sono a disposizione del Campidoglio ma lo stallo sta condannando il verde della Capitale all’abbandono.
Il pasticcio dei controlli dimenticati
L’assessore all’Ambiente del I Municipio, Anna Vincenzoni, da novembre ha segnalato 33 situazioni critiche al Dipartimento Ambiente del Campidoglio, scrive oggi Laura Bogliolo sul Messaggero.
Qualche esempio: «15 novembre, caduti tre alberi a Trastevere, si richiede intervento urgente». E ancora: «7 giugno, 2017: via Germanico: i rami degli alberi sono così bassi che ostacolano il passaggio dei mezzi Ama».
Il 19 settembre è addirittura la Presidenza del Consiglio dei Ministri a rappresentare «l’esigenza di potare un grande albero che in piazza Dante impedisce l’accesso al rifugio anti-aereo». «Delle oltre 100 segnalazioni sul verde – conclude Vincenzoni – il Comune ha risposto solo su 10 casi e non sempre sono seguite soluzioni».
Insomma, il monitoraggio degli alberi di Roma continuerà per un anno e mezzo, mentre la manutenzione del verde orizzontale e verticale è ancora ferma, non è partita. Eppure i soldi (9 milioni di euro) sono a disposizione del Campidoglio. Scrive il Corriere Roma:
«A breve» è il mantra che ripete Montanari da mesi, ma prima del 2018 non si vedranno i lavori. E le potature stagionali non vedranno neanche quest’anno un lavoro programmato. «Agli interventi ci penserà il Servizio Giardini» assicura l’assessora. Ma il«braccio operativo» del Comune ha le armi sputante. Compresi i 30 nuovi assunti, i giardinieri sono circa 200 in tutta la città. Briciole per gli interventi sui viali alberati come Lungotevere,dove senza potature le foglie daranno superlavoro ad Ama e favoriranno l’intasamento dei tombini con le piogge.
Fino alla prossima emergenza. E ora, per chiudere, un po’ di amarcord:
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