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Cosa succede quando un pilota ha un malore ai comandi di un aereo?

di Davide Crivelli

Pubblicato il 2017-09-29

Un paio di giorni fa un pilota di Ethiad ha avuto un malore ed è morto mentre era ai comandi di un volo cargo. Ma l’aereo è atterrato ugualmente perché entrambi i piloti sono perfettamente capaci di pilotare l’aereo da soli

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Il 27 settembre un comandante Etihad si è sentito male durante un volo cargo. Il copilota ha preso i comandi dell’aereo ed è atterrato in sicurezza, mentre lo stato di salute del comandante peggiorava rapidamente. All’arrivo, i soccorritori non hanno potuto che constatarne il decesso. Ma cosa succede quando uno dei piloti viene lasciato solo alla guida?

Morte ai comandi

I piloti e gli assistenti di volo sono addestrati a gestire queste situazioni. In una giornata normale, uno dei piloti (indipendentemente che sia il capitano o il primo ufficiale) agisce come “pilot flying“, e come il nome suggerisce ha la responsabilità di far volare l’aereo gestendo i comandi, programmando il pilota automatico e mantenendo la rotta. L’altro pilota agisce come “pilot monitoring“, aiutando il pilot flying con le comunicazioni con i controllori di volo, tenendo d’occhio i parametri del motore e controllando le azioni del pilot flying. In questo modo il lavoro viene suddiviso equamente fra i due piloti, e i compiti sono ben definiti.
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Se uno dei due piloti non è in grado di continuare per un malore, l’altro pilota è ben addestrato per continuare il volo in sicurezza, anche in situazioni complicate e frenetiche come il decollo o l’atterraggio. Se questo dovesse succedere in rotta, gli assistenti di volo possono aiutare ad allontanare il pilota dai comandi, possono somministrare ossigeno e sono addestrati alle manovre di primo soccorso. Una volta informati i controllori di volo, i soccorritori si troveranno pronti ad intervenire appena l’aereo avrà completato l’atterraggio.

Un evento raro

L‘incapacitazione di un pilota, questo il termine tecnico, non è molto frequente. Uno studio dell’ente di sicurezza dei trasporti australiano (ATSB) ha identificato 23 casi in media all’anno in cui uno dei piloti ha dovuto lasciare i comandi. La maggioranza (75%) è risultata collegata a problemi gastrointestinali, seguiti da problemi alla vista causati da puntatori laser. Fra gennaio e settembre 2017, il sito specialistico The Aviation Herald ha segnalato 16 malori fra piloti in voli commerciali, due dei quali fatali. Le morti improvvise di piloti in volo succedono più spesso di quanto uno voglia sperare, sebbene sembrino accadere molto meno frequentemente delle morti improvvise alla guida di un’auto, secondo uno studio finlandese. A marzo 2017, i soccorritori non sono riusciti a salvare la vita di un primo ufficiale sebbene il capitano fosse riuscito ad atterrare all’aeroporto più vicino. L’anno precedente un pilota della Saudi Arabian Airlines è stato ucciso da un arresto cardiaco.


La salute dei piloti è controllata molto di frequente. Ogni pilota commerciale deve essere in possesso di un certificato medico di “prima classe”, che viene rilasciato da centri aeromedici (in Italia gestiti dall’aeronautica militare). I piloti vengono sottoposti a esami del sangue, capacità polmonare, elettrocardiogrammi, test psicologici e esami della vista e dell’udito. Questi esami vengono ripetuti ogni anno, e per piloti over 60 ogni sei mesi. Nonostante questi controlli molto frequenti, a volte i malori possono essere improvvisi e imprevedibili, ma in nessun caso registrato finora entrambi i piloti hanno avuto un malore in contemporanea. Non è sempre un caso di malattia o morte: un pilota Flybe nel 2014 ha perso il suo braccio prostetico durante la fase di atterraggio, ma riuscì ad atterrare in sicurezza. Per questi motivi, tutte le proposte di eliminare uno dei piloti non sono realistiche in un’industria così attenta alla sicurezza.

«Tanto vola il computer»

Ma gli aerei volano praticamente da soli! Non proprio. Mentre è vero che la maggior parte delle fasi di volo sono gestite dal pilota automatico, atterraggio e decollo sono ancora completamente manuali. Gli atterraggi automatici sono possibili, e vengono utilizzati in condizioni di visibilità praticamente nulla – dove sarebbe impossibile atterrare manualmente. I piloti vengono normalmente guidati verso la pista dall’ILS (instrumental landing system), che per permettere un atterraggio automatico deve avere una serie di certificazioni aggiuntive (cat III).

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Instrument landing system (ILS) all’East Midlands Airport Fonte


Questo inizia a diventare economicamente rilevante per l’aeroporto, che deve gestire e mantenere il sistema ad una precisione più elevata. Inoltre i piloti e l’aereo devono entrambi essere certificati per atterraggi automatici. E se qualcosa va storto, i piloti devono sempre essere pronti a prendere i comandi. Per quanto l’automazione possa aiutare a mantenere standard di sicurezza volo molto alti, siamo ancora lontani dall’automazione completa. E poi, chi di voi vorrebbe imbarcarsi su un aereo senza piloti?

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