Il punto sulla peste suina in Italia: cos’è, come si trasmette, quali conseguenze ci sono

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-15

Il governo italiano prende provvedimenti per arginare il contagio da peste suina diffuso in alcuni comuni del Piemonte e della Liguria

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In 78 comuni del Piemonte e 36 della Liguria sono stati segnalati, nei giorni scorsi, diversi casi di peste suina. Si tratta di un virus molto contagioso e pericoloso noto anche come PSA (Peste suina africana) o in inglese African swine fever (ASF), che causa una malattia infettiva per suini, cinghiali e suidi selvatici. Nelle forme più aggressive, causa la morte dell’animale entro una settimana dalla comparsa dei primi sintomi. Non esiste ad oggi una cura particolare, ma ci sono dei protocolli per tentare di arginare la diffusione del contagio, che avviene per contatto tra infetti o con la puntura di insetti vettori. In alcuni casi la trasmissione può avvenire indirettamente tramite cibo contaminato. È importante sottolineare che il virus non si trasmette all’uomo, ma ha un forte impatto sulle economie locali.

Peste suina in Italia: i provvedimenti del governo

Il governo, tramite il ministro della Salute Roberto Speranza e il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, è intervenuto con un’ordinanza per vietare “attività venatorie di qualsiasi tipologia, salvo la caccia di selezione al cinghiale come strumento per ridurre la popolazione in eccesso e rafforzare la rete di monitoraggio sulla presenza del virus qualora autorizzata dai servizi regionali competenti”. Nei 114 comuni di Piemonte e Liguria sono anche vietate “la raccolta dei funghi e tartufi, la pesca, il trekking, la mountain bike e le altre attività di interazione diretta o indiretta coi cinghiali infetti”. La spiegazione è che si vuole evitare che “cinghiali malati di peste suina possano allontanarsi dal territorio in cui si trovano”.

L’impatto sulle esportazioni di carne all’estero

La situazione allarma l’intera filiera di prodotti come prosciutto, culatello e salami tipici, visto che è arrivato lo stop alle esportazioni di carne fresca italiana e alimenti derivati verso alcuni Paesi: Giappone, Taiwan, Serbia e Cina. In caso di diffusione si stimano danni da 20 milioni al mese e in generale rischi su 1,7 miliardi di export. “Un problema di ordine sanitario rischia di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti Dop e Igp, da Parma a Norcia”, denuncia la Cia-Agricoltori italiani. In una nota, Confagricoltura ha fatto notare che alle frontiere di Svizzera, Kuwait e in Oriente (Cina, Giappone e Taiwan) è stato dato un temporaneo stop all’importazione. Il presidente Massimiliano Giansanti ha commentato: “Ora è necessario agire con la massima tempestività ed efficacia nel campo della sorveglianza e delle misure di biosicurezza per la protezione degli allevamenti. Dobbiamo in ogni modo contrastare il fenomeno e limitare al massimo i danni”.

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