Perché Tsipras vuole il referendum

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-27

Il premier greco annuncia una consultazione il 5 luglio sulle misure di Europa e Fondo Monetario Internazionale. L’opzione politica potrebbe legittimare il governo a chiudere o no l’accordo. Che però porterà nuova recessione e scarse possibilità di mediazione in futuro

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Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha annunciato che ci sarà un referendum il prossimo 5 luglio sulle proposte avanzate dai creditori alla Grecia. Dopo avere denunciato “l’ultimatum” imposto da Unione Europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea, il premier ha detto che il consiglio dei ministri ha adottato “all’unanimità” la proposta di un referendum per domenica 5 luglio. “La questione che sarà posta è sapere se dobbiamo accettare o respingere la proposta dei creditori”, ha spiegato Tsipras. “La Grecia, che ha visto nascere la democrazia, deve inviare un messaggio di democrazia clamoroso”, ha aggiunto, impegnandosi a “rispettare il risultato, qualunque esso sia”.

Compagni greci,
contro il ricatto dell’ultimatum che ci chiede di accettare una austerità pesante e degradante senza fine e senza alcuna prospettiva di ripresa economica e sociale, vi chiedo di rispondere in modo sovrano e orgoglioso, come la storia del popolo greco comanda.
All’autoritarismo e alla insostenibile austerità, noi risponderemo con la democrazia, con calma e risolutamente.
La Grecia, culla della democrazia, invierà una decisiva risposta democratica all’Europa e al mondo.
Mi impegno personalmente a rispettare l’esito della vostra scelta democratica, qualunque essa sia.
E sono assolutamente sicuro che la vostra scelta onorerà la storia del nostro paese e invierà un messaggio di dignità al mondo.
In questi momenti critici, tutti noi dobbiamo ricordare che l’Europa è la casa comune dei popoli. Che in Europa non ci sono padroni e sottomessi.

IL REFERENDUM DI TSIPRAS
Tsipras ha aggiunto che chiederà un’estensione di pochi giorni del programma di salvataggio della troika (Bce-Ue-Fmi), che scade il 30 giugno, per poter arrivare senza problemi a tenere il referendum del 5 luglio. Nel frattempo il premier ha parlato con Mario Draghi:  “Siamo sicuri, cosa che si + dimostrata anche durante la telefonata (con Tsipras) che Draghi ha le migliori intenzioni sulla scelta del governo greco di indire un referendum“, ha dichiarato il portavoce del governo Gabriel Sakellaridis. Il sistema delle banche greche si regge sul meccanismo Ela di fondi garantito dalla Bce, che, in teoria, non potrebbe proseguire oltre la data del 30 giugno. L’annuncio dato dal premier ha riaccelerato in piena notte la corsa dei greci ai bancomat, confermando la delusione degli elettori. La banca Alpha ha sospeso le contrattazioni online secondo quanto riferisce lo stesso sito web dell’istituto, per impedire di spostare i soldi su altri conti. Stasera il governo ha fatto sapere che lunedi’ “le banche resteranno aperte e non saranno imposti controlli sui capitali”. L’idea di un referendum sulle misure non è nuova. Chi ha seguito la trattativa tra Grecia ed Ue ricorda l’intervista al Corriere della Sera rilasciata da Yanis Varoufakis in cui il ministro delle Finanze diceva che quella della consultazione popolare era una possibilità concreta. Anche Tsipras, e in seguito ancora Varoufakis avevano parlato di opzione politica per il referendum sulle misure. Adesso però la questione politica diventa dirimente.

REFERENDUM TSIPRAS GRECIA
Il debito di Atene (Corriere della Sera, 27 giugno 2015)

L’OPZIONE POLITICA SUL TAVOLO (COME UNA PISTOLA)
E il motivo è facilmente comprensibile. La scelta del premier greco va nella direzione di rendere “politico” un accordo che non è tecnico, come vorrebbero le Istituzioni. Tsipras si prepara a portare in dote un accordo che in parte tradisce le promesse elettorali di Syriza, in parte potrebbe costare una spaccatura interna al partito. In queste condizioni il parlamento greco potrebbe far passare l’accordo soltanto con l’appoggio dell’opposizione, e questo significherebbe che la maggioranza del premier non esiste più. A quel punto lui dovrebbe prenderne atto e indire nuove elezioni, e i sondaggi che danno ancora Syriza in testa non rassicurano visto che sul voto influirà quanto è riuscito a ottenere Tsipras nella trattativa con le Istituzioni. Un referendum che approvi l’accordo tra Tsipras e i creditori sarebbe una sua sconfitta, ma gli permetterebbe di andare avanti. Una bocciatura, al contrario, potrebbe legittimarlo a chiudere alle proposte di Ue e FMI e prepararsi alle conseguenze del default. Ma c’è da dire che questa è l’opzione meno probabile. L’elettorato greco ha accordato la fiducia a Tsipras con la premessa che le sue trattative non avrebbero portato all’uscita dall’euro. Sullo sfondo rimangono i contorni dell’accordo. Che in ogni caso porteranno nuova recessione in Grecia e peggioreranno la situazione dell’economia ellenica facendo in modo che presto la Grecia dovrà tornare al tavolo, ma in situazioni peggiori e ancora minore possibilità di mediazione. Una teoria dei giochi a perdere.

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