Perché “La scuola cattolica” è vietato ai minori di 18 anni e “Squid Game” no?

di Enrico Filotico

Pubblicato il 2021-10-11

La scuola cattolica è stato censurato agli under 18, mentre ne proviamo a capire i motivi. Ricordiamoci che la bellissima serie coreana Squid Game è accessibile a chiunque abbia Netflix

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Esiste una certa doppia morale un po’ tutta nostrana: nella settimana in cui si è letto de “La Scuola Cattolica” e della sua censura, ho deciso di approcciarmi a Squid Game uno dei tormentoni del momento. Il primo, il film di Mordini, è stato censurato con le seguenti motivazioni: ““il film presenta una narrazione filmica che ha come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice” e per questo, a maggioranza, ritiene “che il film non sia adatto ai minori di anni diciotto”. Non si sa bene cosa s’intenda, varrebbe la pena considerare questo un commento di chi non ha visto il film. Per lo stato italiano, un minore di 18 anni nei cinema al modico prezzo di 9euro non può vedere la riproduzione cinematografica di un libro in circolazione già da anni in cui è affrontata una storia vera. Oggetto della pellicola è sicuramente il sessismo latente nella nostra società, la stagione delle ideologie distorte negli anni successivi alla guerra e del pieno boom economico, lo spregiudicato senso di potere dei soldi sul rispetto e ovviamente, volendo dargli un ruolo marginale, la storicità del fatto che racconta lo spaccato di un momento storio del paese.  Per il Mic tutto questo è troppa violenza, troppo dure le immagini. Nello stesso stato però, chiunque sia in possesso di 7euro, o di tre amici e 4 euro, può serenamente vedere la serie più di moda sulla piattaforma Netflix: Squid Game, serie televisiva sudcoreana, scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk.

Una contraddizione tutta italiana, la violenza de “La scuola cattolica” no. “Squid game” sì?

Squid Game, in franchezza, ambisce ad essere uno dei crack di questo 2021. Poche serie hanno catalizzato l’opinione pubblica in questo modo. E’ ben scritta e il messaggio arriva duro, almeno come quello del film di Mordini. Quello che certo non hanno in comune sono le immagini di violenza, cruenta. Dura e cinica, nella pellicola coreana.

Forse quello che fa più paura oggi è la violenza senza un movente, quella di Brenton Tarrant che con una GoPro in testa si era filmato a metà dello scorso anno mentre commetteva la strage nella moschea di Christchurch. Di cui non inseriremo le immagini per rispetto dei lettori.

La soluzione sarebbe quella di non mostrare la serie Coreana? Ovviamente no. La censura è un inutile tentativo di mettere una pezza sull’incapacità di veicolare il messaggio. Non ha senso nel mondo senza confini, immaginare di censurare un prodotto e di aver risolto il problema. Squid game è una bellissima serie, pregna di valori e significati. Va preservata. La soluzione sarebbe quella di sviluppare dibattiti. Forse anche quello di restituire al cinema, e ora alle serie, la loro importanza gravandoli anche di un ruolo parzialmente didattico. In quello si può leggere la crescita della consapevolezza. Censurare ai 18enni un film che racconta la violenza dei 18enni, è la vera violenza.

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