Perché la Livorno di Nogarin è sommersa dai rifiuti

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-11-29

Quattro grillini annunciano il voto contrario al sindaco per il concordato preventivo dell’azienda dei rifiuti, l’AAMPS. La città è sommersa dalla spazzatura. Grillo sta con il primo cittadino. E ricorda le colpe del Partito Democratico. Ma anche l’attuale amministrazioni ha molte responsabilità

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Come mai Livorno è sommersa dai rifiuti? Cosa è successo al sindaco Filippo Nogarin, che oggi rischia di non avere più la sua maggioranza in Comune visto che quattro grillini hanno annuncio che voteranno contro il concordato preventivo per l’AAMPS, l’azienda che si occupa dei rifiuti in città? La situazione della città è il risultato di un dilemma politico: risanare l’azienda dei rifiuti tagliando altre poste del bilancio cittadino o alzando le tasse ai livornesi, oppure lasciare andare l’azienda per salvare il resto? Nogarin, erede di gestioni “allegre” nella città, ha scelto la seconda strada. E adesso dovrà pagarne le conseguenze politiche. Oltre a dover sopportare il sarcasmo di chi gli fa notare che in effetti governare una città non è facile nemmeno se si è un sindaco a 5 Stelle.
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Perché la Livorno di Nogarin è sommersa dai rifiuti

Tutto comincia ufficialmente la scorsa settimana, quando il sindaco Nogarin annuncia che per l’AAMPS, l’azienda di rifiuti di Livorno, il Comune ha deciso di chiedere il concordato preventivo al tribunale. Il concordato è una procedura concorsuale a cui può ricorrere un debitore che si trovi in uno stato di crisi o di insolvenza, per tentare il risanamento anche attraverso la continuazione dell’attività ed eventualmente la cessione dell’attività a un soggetto terzo oppure per liquidare il proprio patrimonio e mettere il ricavato al servizio della soddisfazione dei crediti, evitando così il fallimento. E compiendo anche una giravolta politica rispetto alle ultime settimane, quando il sindaco di Livorno aveva tentato invece di salvare l’azienda. Nogarin ha rilasciato un’intervista al Tirreno per spiegare le sue motivazioni:

«L’ipotesi della ricapitalizzazione era la nostra intenzione che abbiamo cercato di perseguire fino alla fine. Ma di fronte ai tagli che avrebbe comportato, ci siamo resi conto che questo percorso andava a mettere in ginocchio la città, riducendo i servizi essenziali per i cittadini e di conseguenza cancellando molti posti di lavoro».
Insomma, vuol dire la città avrebbe pagato un prezzo carissimo per il salvataggio di Aamps?
«Si, troppo caro. I tagli che avevamo ipotizzato per ricapitalizzare Aamps erano pari a 7,5 milioni di euro e andavano ad aggiungersi ai circa 6,5 milioni di euro di minori entrate. Di conseguenza, nel bilancio di previsione 2016, saremmo dovuti andare a toccare in maniera pesante i servizi: sto parlando di tagli di 2 milioni e 270 mila euro al sociale, di 1 milione e 750 mila euro a scuola e sport, di 1 milione e 40 mila euro alla cultura, di 5 milioni e 100 mila euro all’ambiente e trasporti, 4 milioni di euro al personale, etc. Era obiettivamente impossibile fare una cosa del genere».

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Ma la decisione di puntare sul concordato non può essere saltata fuori all’improvviso…
«No di certo. A spingerci a decidere di non procedere alla ricapitalizzazione è stato il parere scritto dei sindaci revisori che ci ha messo di fronte a una scelta: a loro giudizio , infatti, in assenza di un piano industriale approvato dal cda dell’azienda, dalla giunta e dal consiglio comunale, sarebbe stato impossibile procedere col percorso della ricapitalizzazione. E il piano richiesto doveva garantire un equilibrio economico -finanziario nel medio e lungo periodo, tale da rispecchiare i criteri stabiliti dalla Corte dei Conti. A questo, come ho già detto, sono da aggiungere le minori entrate per 6,5 milioni di euro calcolate nell’assestamento di bilancio 2015 che hanno cambiato la prospettiva della manovra del 2016. Da qui è cominciata una lunga riflessione che giovedì scorso, dopo una seduta di sei ore, ci ha portati a decidere per il concordato preventivo in continuità».

La vicenda dell’AAMPS blocca attualmente l’approvazione del bilancio: in quello della partecipata del Comune ballano 11 milioni di euro di crediti inesigibili. L’azienda infatti non può riscrivere il bilancio e togliere dalle perdite i famigerati 11 milioni di Tia fino a quando la giunta non avrà deliberato una modifica al regolamento Iuc, l’imposta unica comunale che comprende anche la Tari, nella quale appunto si definisca ciò che di fatto già sta avvenendo e cioè lo spostamento dei crediti Tia sulla tassa sui rifiuti fino al 2017. Se anche la modifica avvenisse oggi, i vertici di Aamps dovranno comunque accettare questa sorta di “pagherò” da parte dell’amministrazione comunale e predisporre la riscrittura del bilancio, con la perdita che scenderà a 11 milioni circa rispetto ai 21 attuali. A quel punto il bilancio-bis dovrà essere adottato dal cda di via dell’Artigianato, dopo di che sarà consegnato ai sindaci revisori che avranno fino a 15 giorni per scrivere la loro relazione e depositarla a palazzo civico. Saranno poi gli uffici a dover analizzare i conti, dopo di che l’assemblea potrà essere riconvocata e finalmente chiusa con l’approvazione. Come è facile intuire, a meno che la macchina comunale e quella di Aamps d’improvviso non si mettano a correre come Usain Bolt, servirà ancora come minimo un mese.

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AAMPS, AAMPS delle mie brame…

Beppe Grillo si è schierato sabato in difesa di Nogarin con un post sul suo blog: «Livorno in tutti questi anni è stata amministrata dal Pd che, semplicemente, non ha riscosso le tariffe per il servizio, strizzando l’occhio agli evasori e danneggiando tutti i cittadini onesti. L’eredità lasciata alla città è un buco da 26 milioni di euro di crediti che oggi sono inesigibili. Per 20 anni hanno fatto di questa azienda il proprio manipolo e ora la giunta Nogarin è al lavoro per riconsegnare alla città di Livorno una società efficiente e sana. Sempre e solo per il bene di tutta la collettività, perché questo significa essere del MoVimento 5 Stelle: avere come bussola il bene comune e non difendere mai soltanto una parte. Il Movimento 5 Stelle dà piena fiducia alla giunta Nogarin e sposa la scelta intrapresa: per governare serve responsabilità e coraggio. In alto i cuori». Dietro la retorica e il semplicismo, è vero che a Livorno gli amministratori hanno trasformato, così come succede in più o meno tutte le città d’Italia, un’azienda municipale in un sistema di welfare di partito e di sindacato. Così come è vero che negli anni precedenti i bilanci erano stati “aggiustati” nascondendo semplicemente la polvere sotto il tappeto, come raccontano le accuse dei sindaci revisori all’ex sindaco Alessandro Cosimi. Alle quali però lui obietta: «Noi abbiamo lasciato un’azienda certamente in difficoltà, ma viva e assolutamente in grado di aver garantita la continuità aziendale. Nella relazione dei sindaci c’è scritto. Con la nostra amministrazione le linee di credito crebbero di 10 milioni autoliquidanti che sommati ai puntuali trasferimenti del Comune per 2.8 milioni mensili, pagati di mese in mese, fino a giugno 2014 avevano messo in sicurezza l’azienda garantendone appunto la continuità». Sia come sia, nel frattempo Nogarin ha perso i voti di Mazzacca, Fuori, Grillotti e Pecorelli, consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle che hanno annunciato di non voler votare il concordato preventivo: «Più volte abbiamo chiesto alla giunta di venire in Consiglio e condividere ciò che veniva fatto su Aamps, invece abbiamo visto solo la volontà di bypassare il confronto. Per questo motivo io e i miei colleghi Fuoti, Grillotti e Pecoretti non condividiamo la scelta che è stata fatta dall’amministrazione, quindi posso annunciare che lunedì in Consiglio non potremo mai votare un atto così concepito», ha detto Mazzacca che a margine della seduta si è lasciato andare a“ meglio fuori che in questo Movimento 5 stelle”, spiegando subito dopo che il suo riferimento era a quello livornese. Pochi attimi prima il capogruppo Alessio Batini gli si era rivolto dicendo che era fuori dal Movimento. La decisione dei quattro consiglieri di non votare favorevolmente l’atto di indirizzo della giunta che prevede per Aamps il concordato preventivo di continuità, pone adesso problemi di numeri: 16 sarebbero coloro che darebbero giudizio positivo (i 15 consiglieri di maggioranza rimanenti più il sindaco) mentre 17 sarebbero i pareri contrari (i 4 dell’M5S a cui sono da aggiungere tutte le opposizioni).
 
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Intanto in attesa di un incontro con il sindaco Filippo Nogarin per cercare di aprire un tavolo sulla vicenda di Aamps (l’azienda municipalizzata per lo spazzamento rifiuti e igiene ambientale di Livorno) e chiedere all’amministrazione di tornare indietro sulla decisione di avviare la richiesta di concordato preventivo dell’azienda, i lavoratori, stamani, nonostante lo stato di agitazione in corso, hanno cominciato a ripulire la zona del mercato. Ed è impossibile non notare come anche le scelte del sindaco – come quella di dichiararsi pronto a uscire da RetiAmbiente, la società a capitale pubblico creata da un centinaio di comuni della costa toscana per la gestione dei rifiuti, perché in disaccordo con la costruzione di una terza linea dell’inceneritore dei rifiuti e con una presunta apertura “ai privati” – abbiano influito nella situazione attuale. Finché c’è qualcuno a cui dare la colpa la corda non si spezzerà. Poi per Nogarin sarà il momento delle scelte difficili. E di una “diversità” ormai da dimenticare.

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