Per quale ragione una società ha bisogno del lavoro dei professori universitari?

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-02-02

Noi prof. siamo dei privilegiati. Siamo, tutto sommato,ben pagati (molto meno di quello che dicono alcuni giornalisti scandalistici, ma sicuramente meglio di tante altre categorie) e svolgiamo un lavoro interessante e stimolante. Ma meritiamo questo privilegio? Cosa diamo alla società in cambio? La prima risposta che viene in mente è che diamo il nostro contributo in …

article-post

Noi prof. siamo dei privilegiati. Siamo, tutto sommato,ben pagati (molto meno di quello che dicono alcuni giornalisti scandalistici, ma sicuramente meglio di tante altre categorie) e svolgiamo un lavoro interessante e stimolante. Ma meritiamo questo privilegio? Cosa diamo alla società in cambio? La prima risposta che viene in mente è che diamo il nostro contributo in ricerca. Ma è così importante? Io posso parlare per la mia materia (ma credo che per le altre la situazione sia la stessa) e penso che sia una verità manifesta che solo pochissimi possano dare un contributo degno di nota (che sopravvive 20 anni o che è usato effettivamente per mandare avanti la scienza). Per questa ragione, non credo proprio che siamo pagati per la scienza che produciamo. E ritengo per questo che valutare noi prof solo per le pubblicazioni che produciamo sia un gravissimo errore sia concettuale che metodologico. In realtà fare ricerca ha la funzione principale di tenere allenata la mente, come il crossfit tiene allenato il corpo, così fare ricerca ci fa tenere il cervello allenato. Sicuramente avere un cervello allenato ci aiuta nella didattica. Ma non credo che neanche la didattica comunente intesa, pur essendo molto più importante per la società della ricerca, sia il nostro compito principale. In un futuro neanche troppo lontano, sistemi combinati di e-learning e di intelligenza artificiale saranno in grado di erogare un’ottima didattica personalizzata.

politica università

Un compito che invece possiamo fare (e che è impropriamente indicato come terza missione) è quello di creare un ponte fra l’accademia e la società. Capire quali siano i bisogni di conoscenza e di cultura di cui la società moderna ha bisogno ed adattare il nostro insegnamento a questi bisogni. Non è un’aziendalizzazione dell’alta formazione ma è la considerazione che la conoscenza non è più qualcosa non di fisso ed immutabile ma un bene che deve evolvere nella storia. Prima questa evoluzione era qualcosa di lento: la conoscenza medioevale era ad esempio molto diversa da quella rinascimentale ma nella vita di un solo uomo la conoscenza richiesta non cambiava molto. Nell’attuale società, il modello di conoscenza varia continuamente. Internet (ad esempio con Wikipedia) ha cambiato il modo con cui si accede alla informazione spicciola. I social media hanno creato una conoscenza condivisa. L’intelligenza artificiale prossima e ventura cambierà ancora il paradigma di conoscenza. E’ ovvio che in questo contesto pensare di erogare la solita lezioncina è criminale. I professori devono farsi contaminare da questi cambiamenti al fine di erogare una didattica ad alto livello. Per questa ragione i codici di comportamento dell’Anac che hanno trovato sponda nell’atto d’indirizzo della Fedeli, vanno palesemente contro le necessità sia dell’università che della società mettendo paletti ed ostacoli burocratici a non finire che ostacolano questa contaminazione. Il Prof deve avere rapporti con il mondo civile sia per trasferire la sua conoscenza nel mondo produttivo, sia per indirizzare i suoi studenti verso argomenti d’interesse (e che daranno accesso a posti ben retribuiti) ma soprattutto per erogare una didattica di alto livello che nessun e-learning sarà, per il momento e per i prossimi anni, in grado di erogare.

università esami

Ma c’è ancora un compito ancora più alto che un Professore deve assolvere: dotare i propri studenti di spirito critico e pensiero laterale. Per ottenere questo il prof deve essere lasciato libero, deve essere curiosity driven, deve essere interdisciplinare. Io credo che la superiorità della democrazia su una dittatura sia soprattutto data dalla libertà data al corpo insegnante. Solo così il prof può trasferire ai suoi studenti (io i miei li chiamo adepti, proprio per rimarcare questa funzione) il demone socratico che deve agitare la mente di ognuno di noi. Ogni tentativo di circoscrivere le competenze di un prof rendendolo monotematico (come richiesto attualmente dall’ANVUR nella valutazione del corpo docente) non solo è stupido e dannoso ma, anche e soprattutto, antidemocratico. Se il prof è costretto a stare legato a temi di ricerca senza divagare, come può insegnare ai propri studenti la libertà?

Leggi anche: Salvini è così sereno per Open Arms che accusa di complotto i giudici, La7 e Sanremo

Potrebbe interessarti anche