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Per chi votano gli anziani come Beppe Grillo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-19

Secondo il Garante M5S gli anziani sono sempre per la conservazioni e non si preoccupano, per ragioni di età, delle generazioni successivi. Ma c’è anche un altro dettaglio interessante dietro il ragionamento…

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Ieri Beppe Grillo ha proposto di togliere il voto agli anziani come lui, secondo un ragionamento che si può sintetizzare con le ultime frasi del post sul blog del 71enne Garante del MoVimento 5 Stelle:

Il principio fondamentale alla base della proposta di privare il diritto agli anziani, come affermato dal filosofo Philippe Van Parijs, è che “le persone dovrebbero avere il potere di influenzare le decisioni in proporzione alla misura in cui sono suscettibili di sostenere le conseguenze di tali decisioni”.

Le generazioni non nate sono, sfortunatamente, incapaci di influenzare le decisioni che prendiamo qui ed ora. Tuttavia, possiamo migliorare il loro destino spostando il potere decisionale verso chi tra noi dovrà interagire con loro.

beppe grillo voto anziani

Per chi votano gli anziani come Beppe Grillo (La Stampa, 19 ottobre 2019)

Va però aggiunto che a questo ragionamento manca anche un pezzetto non piccolo. Ed è quello che ci spiega per chi votano oggi gli anziani: il MoVimento 5 Stelle è infatti il terzo partito nelle preferenze dei giovani dopo il Partito Democratico, il secondo nella fascia d’età tra 35 e 54 anni e di nuovo il terzo nelle preferenze tra gli ultra 55enni. Piccolo particolare: la percentuale di voti minori il partito di Grillo la raccoglie proprio tra gli anziani, come raccontano i dati di Youtrend citati oggi da La Stampa. Commenta oggi Mattia Feltri:

È da giovani parlare di diritti, è da vecchi parlare di doveri. Un dettaglio trascurato dall’assemblea studentesca permanente in cui dibatte questo paese, un dibattito vorticoso, inesausto, fondato nel lì per lì, basato su un vocabolario elementare – bene male, bello brutto, bianco nero, amico nemico – inevitabile prodotto di un pensiero elementare che anima le nostre più apprezzate e molto giovani classi dirigenti, su pressante richiesta di noi elettori.

E cioè la battuta e la battutaccia per i like, chi vince il dibattito televisivo, come va il sondaggio se dico questo e come va se dico quello, la tattica rinnovabile al posto della strategia, e quando ci si sente in colpa si scarta il cioccolatino con la frase di Alcide De Gasperi: «Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione». E infatti non era nemmeno di De Gasperi, ma che importa?

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