Le pensioni anticipate per i dipendenti delle banche venete

di dipocheparole

Pubblicato il 2017-07-15

Il contribuente non salterà di gioia: il decreto di salvataggio delle banche venete in conversione al Senato stanzia 1.285 milioni per oneri di integrazione, circa 650 milioni per far uscire dal polo 4mila bancari, il resto per riconversioni professionali, corsi di formazione e perfino il cambio delle insegne sui 300 sportelli veneti che cambieranno marchio. …

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Il contribuente non salterà di gioia: il decreto di salvataggio delle banche venete in conversione al Senato stanzia 1.285 milioni per oneri di integrazione, circa 650 milioni per far uscire dal polo 4mila bancari, il resto per riconversioni professionali, corsi di formazione e perfino il cambio delle insegne sui 300 sportelli veneti che cambieranno marchio. Spiega oggi Repubblica:
pensioni anticipate bancari

L’accordo siglato giovedì sera con le organizzazioni sindacali è il primo a sfruttare quella possibilità, e vale solo per i 1.000 dipendenti delle due venete in liquidazione, che in autunno potranno, su base volontaria, scegliere di accedere al fondo esuberi ricevendo per ben sette anni il 70-80% dello stipendio (45mila euro lordi annui medi). Un pensionamento anticipato di fatto, che si ritiene quasi tutti gli aventi diritto vorranno cogliere. Chi invece vorrà restare al lavoro farà aumentare le uscite di dipendenti Intesa Sanpaolo, che comunque ha un bacino di 6.500 “prepensionabili”, e prevede di utilizzarne 3mila nell’integrazione al via.

Le due venete avevano solo 1.050 prepensionabili, ma già il piano di fusione dell’ad Fabrizio Viola stimava almeno 2.500 esuberi. Si rischiavano 1.450 licenziamenti: un tabù nel settore. Ma la fusione con un polo da 90mila dipendenti sistema le cose. Le pensioni anticipate a carico del contribuente italiano, evidentemente, sono solo un dettaglio.

Leggi sull’argomento: I nuovi requisiti di età per le pensioni di vecchiaia

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