Ma ora Di Maio chiederà i 100mila euro di penale a De Falco?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-15

Il regolamento del M5S prevede il pagamento della famosa penale anche in caso di espulsione. E siccome in realtà quei soldi non possono essere chiesti, sarà interessante vedere cosa succederà in caso di sanzioni all’ex capitano

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Il regolamento M5S parla chiaro: l’eletto «che abbandona il gruppo parlamentare a causa di espulsione, ovvero abbandono volontario, ovvero dimissioni determinate da dissenso politico sarà obbligato a pagare, a titolo di penale, al Movimento 5 Stelle, entro dieci giorni dalla data di accadimento di uno dei fatti, la somma di euro 100.000». E quindi, siccome in molti oggi pronosticano l’espulsione di Gregorio De Falco dopo il voto finale sul condono per Ischia e il Decreto Genova, la domanda sorge spontanea: Luigi Di Maio farà chiedere ai probiviri anche i centomila euro di penale nei confronti di De Falco?

Ma ora Di Maio chiederà i 100mila euro di penale a De Falco?

Non si tratta di una semplice curiosità ma della verifica di una delle centimigliaia di promesse fatte dal MoVimento 5 Stelle durante la campagna elettorale: dopo le ben note vicende della scorsa legislatura e la Rimborsopoli scoppiata in piena corsa alle urne, i grillini hanno fatto firmare ai candidati il codice etico e un regolamento che vale sia per la Camera che per il Senato. Nell’occasione inserirono la famosa clausola dei 100mila euro di penale, che ormai è una gag trita e ritrita come le torte in faccia nei film muti: Marco Affronte, europarlamentare eletto nel 2014, venne minacciato da Grillo quando annunciò l’abbandono del gruppo per la svolta – mancata – con ALDE ma alla fine non arrivò nessun atto concreto nei suoi confronti per chiedere i centomila euro.

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Per De Falco si profila un’espulsione in direttissima, senza passare dal via: secondo il nuovo codice etico, approvato a dicembre 2017, gli eletti del Movimento possono essere espulsi dal gruppo parlamentare, tra l’altro, per «violazioni dello Statuto e del codice etico», «reiterate e ingiustificate assenze dai lavori dell’assemblea», «mancato rispetto delle decisioni assunte dall’assemblea degli iscritti in rete o dagli altri organi del Movimento», «comportamenti suscettibili di pregiudicare l’immagine del M5S». Il regolamento dei gruppi parlamentari invece prevede che a comminare la sanzione, espulsione compresa, possa essere anche il capogruppo, sentito il Comitato direttivo. Nei casi ritenuti gravi dal Capo politico e dagli altri organi, lo stesso capogruppo può essere destituito se non procede. «In casi eccezionali, nonché su indicazione del Capo politico, l’espulsione dal gruppo dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del Movimento 5 stelle tra tutti gli iscritti a maggioranza dei votanti».

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