Politica
La nuova era del Pd, Enrico Letta a Roma: entro domani la decisione
neXtQuotidiano 11/03/2021
“Enrico stai sereno”, lo ricordiamo così. Eppure ora potrebbe tornare e avere la sua rivincita.
Uno degli ultimi ricordi (ormai quasi sbiaditi) di Enrico Letta è quello in cui in fretta e furia archivia la pratica della cerimonia del passaggio della campanella con Matteo Renzi, che dopo averlo “illuso” con la famosa frase (ormai storica e usata anche a mo’ di sfottò), “Enrico stai sereno”, l’ha invece pugnalato alle spalle. E neanche troppo alle spalle. Perché gliel’ha fatta lì davanti, ponendo fine alla sua esperienza da Primo ministro. Lui volta pagina e prende il volo per Parigi, dove insegna alla facoltà di SciencePo. Poi – sì – qualche dichiarazione qui e là, ogni tanto un tweet che ricorda al grande pubbliche che lui c’è, che esiste ed è esistito. Fino a pochi giorni fa, quando il suo nome è tornato a rimbalzare tra le pareti del Nazareno, che ora è in cerca di una guida autorevole e affidabile.
A lanciare la sua candidatura sono stati proprio gli stessi che fanno parte dell’ala zingarettiana, con cui lui – ovviamente – ha già avuto un colloquio. Il suo nome è forte, e otterrebbe subito il via libera della maggioranza (e anche più) della grande famiglia democratica. Il desiderio di tornare in campo dell’ex-ex presidente del Consiglio è forte. Ma vuol prima fare i conti con la realtà: capire meglio in che situazione versa veramente il partito. Poi: non accetterebbe di buon grado di esser un traghettatore, di fatto povero di poteri. Vuole prospettive amplie e possibilità di manovra, per creare il suo Pd e non rischiare (di nuovo) di essere colpito alla sprovvista da manovre di Palazzo (quello del Nazareno, stavolta).
Scrive Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera:
Enrico Letta, o come lo hanno già soprannominato al Nazareno «il Draghi del Pd», si è dato 48 ore di tempo per evitare di entrare nel tritacarne dem prima ancora di diventare segretario. In questi giorni infatti è in atto un braccio di ferro tra le correnti del Partito democratico e l’ex premier preferisce aspettare che dopo la guerra arrivi l’accordo prima di annunciare la sua discesa in campo.
Nel frattempo chi cerca di sminare il terreno, con un gran lavorìo diplomatico, è Dario Franceschini. Il ministro della Cultura, preoccupato per le sorti (incerte) del suo partito, vorrebbe arrivare all’elezione di Letta all’unanimità, o quasi. Perciò punta a coinvolgere le minoranze interne o, quanto meno, Base riformista.
Continua:
Il correntone di minoranza guidato da Lorenzo Guerini e Luca Lotti, però, non è certo soddisfatto del blitz condotto da Franceschini per portare l’ex presidente del Consiglio alla guida dei dem, è stato preso in contropiede. Ma è ancor meno soddisfatto dell’atteggiamento degli orlandiani e degli zingarettiani, che stanno alzando il tiro proprio per evitare che gli ex renziani votino per Letta segretario. Il loro obiettivo è quello di consolidare attorno all’ex premier la stessa maggioranza che sosteneva Zingaretti ed emarginare così gli ex renziani. Del resto, l’uscita di scena del presidente del Lazio è stata fatta puntando l’indice proprio contro gli esponenti di Base riformista.
Ma è chiaro che all’Assemblea nazionale di domenica non si assisterà a un’elezione del segretario che veda fronteggiarsi da una parte Letta e dall’altra una donna del (si fa il nome di Debora Serracchiani). A queste condizioni l’ex premier non scenderebbe nemmeno in campo.