Il voto per il Quirinale al tempo del Covid: cosa accadrà ai Grandi elettori positivi?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-18

Si pensa a una deroga per chi ha la febbre, ma ha un tampone negativo. Ma a meno di una settimana dalla prima votazione manca un regolamento

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Si discute di nomi, di accordi e di alternative più o meno credibili. L’elezione del nuovo Presidente della Repubblica è entrata nel vivo e a meno di una settimana dalla prima convocazione a Montecitorio – dove, dalle 15 di lunedì 24 gennaio, inizieranno le prime tornate – ancora non si conoscono le sorti di quei parlamentari positivi (o che lo saranno, trattandosi di una pandemia molto diffusa) che, per le regole attuali, non potranno partecipare alla votazione. Un dibattito interno che potrebbe essere risolto con una decisione definitiva nel corso delle prossime ore. Perché attualmente, mantenendo lo status quo, non tutti i 1.009 Grandi elettori potranno accedere in Aula.

Parlamentari positivi esclusi dal voto per l’elezione del Capo dello Stato

Perché si è parlato di votazioni a turno per non congestionare gli spazi. Ma non si è risolta la questione dei parlamentari positivi che, da regolamento, devono rimanere in quarantena. A casa. Nella giornata di ieri il dibattito si è fatto incessante. I numeri contati ieri parlano di circa 40 (tra deputati e senatori) attualmente contagiati e che, quindi, non dovrebbero poter partecipare alle operazioni di voto. Almeno non a quelle iniziali. Ma il bollettino potrebbe addirittura segnalare numeri più alti nei prossimi giorni. Un dato che potrebbe modificare anche il quorum necessario per l’elezione diretta, spostando gli equilibri.

Nella riunione dei capigruppo alla Camera andata in scena ieri, si è arrivati a una conferma dello status quo: i parlamentari positivi (ma anche gli eventuali delegati delle Regioni selezionati) non potranno partecipare al voto. È passata, dunque, la linea del Pd e del MoVimento 5 Stelle, mentre il centrodestra chiedeva che fosse permesso ai contagiati di entrare in Aula. E non si è deciso nulla neanche sul voto elettronico (o telematico a distanza): anche in questo caso, nessuna novità rispetto al passato. Ma un’apertura c’è stata ed è arrivata direttamente da Roberto Fico: potrà votare il Grande elettore che ha la febbre, ma dovrà presentare il certificato di un tampone negativo.

Il parere del giurista

Un tema di ampio dibattito che va di pari passo con quello sui vari nomi candidati dai partiti per il Quirinale. Perché per i parlamentari positivi, stando alle regole attuali, sarà impossibile accedere a Montecitorio e, dunque, sarà impossibile esercitare il proprio diritto. Un argomento su cui si è espresso, attraverso un’intervista a Il Messaggero, anche Cesare Mirabelli, ex Presidente della Corte Costituzionale:

“Si tratta di un diritto-dovere costituzionale che va garantito all’intero collegio elettorale che, com’è noto, è composto da 1.009 persone. Non ci deve essere alcun impedimento volontario al voto dei Grandi Elettori. Se poi qualcuno di loro dovesse decidere di non votare sarebbe una scelta legittima. Nelle scorse elezioni dei Capo dello Stato è sempre accaduto che piccoli gruppi di dieci, venti o al massimo una trentina di aventi diritto non si siano presentati all’urna”.

Ma, in quei casi, si trattò di scelte personali e non provocate da uno stato di impedimento dovuto all’infezione da un virus pandemico. Lo stesso Mirabelli ha poi spiegato che si potrebbero (anche se i tempi sono molto stretti vista la prossimità del voto a Montecitorio) allestire dei seggi ad hoc per consentire a tutti di indicare il proprio nome sulla scheda. Il tutto mantenendo quel principio di segretezza.

(foto IPP/spgr giandotti)

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