Cosa rischia lo zio di Matias dopo essere entrato con un coltello nell’ospedale dove è ricoverato il padre killer

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Dopo il funerale del bambino, l'uomo ha provato a entrare nell'ospedale in cui è ricoverato il padre del bambino con un coltello

L’intera comunità del piccolo comune del Viterbese è ancora sotto choc dopo quel brutale omicidio avvenuto la scorsa settimana a Vetralla. Il piccolo Matias è stato ucciso, con almeno una coltellata alla gola, da suo padre – Mirko Tomkow – per quello che sembra, a tutti gli effetti, una vendetta contro l’ex compagna che aveva deciso di lasciarlo alcune settimane prima. Un gesto irrazionale, un fatto di cronaca a cui ancora mancano diversi tasselli. E, poche ore dopo il funerale del bambino, Ubaldo Marcelli – lo zio del minore – ha provato a farsi giustizia da sé presentandosi nell’ospedale in cui è ancora ricoverato l’uomo con un coltello.



Omicidio Vetralla, lo zio di Matias prova a farsi giustizia da solo

“Ditemi d’v’è Mirko che lo ammazzo”, avrebbe gridato lo zio (marito della sorella della madre del minore) del piccolo Matias entrando nell’ospedale Belcolle di Viterbo. Sotto la sua giacca aveva un coltello con cui, probabilmente, voleva colpire l’uomo che ha brutalmente ucciso quel nipote a cui era molto legato. Ubaldo Marcelli è stato fermato dalle forze dell’ordine – allertate dal personale sanitario – e ora è stato denunciato con l’accusa di “porto abusivo di arma da taglio”, dopo esser stato ricoverato anche lui per alcune ore in stato di choc.

L’omicidio Vetralla, dunque, continua a scuotere l’intera comunità. Mentre proseguono le indagini sui comportamenti di Mirko Tomkow, l’uomo continua a essere ricoverato in prognosi riservata all’interno del reparto penitenziario dell’ospedale di Viterbo. A quanto pare, infatti, avrebbe assunto alcune sostanze dopo aver ucciso il figlio per tentare il suicidio. Un folle gesto, figlio di una relazione tossica che lo stesso uomo avrebbe avuto con l’ex compagna e madre di Matias. Maltrattamenti in famiglia denunciati e che, a breve, avrebbero dovuto portare alla prima udienza del processo avviato – d’ufficio – dopo le segnalazioni arrivati dai vicini di casa della coppia.